L’INTERVISTA DEL MINISTRO NORDIO A SKYTG24: RIFORMA ABUSO D’UFFICIO, COSA CAMBIA ORA
L’indomani del via libera al Senato per il ddl che cancella il reato di abuso d’ufficio in Italia (e modifica il traffico di influenze illecite), il Ministro della Giustizia Carlo Nordio si concede ad una lunga intervista a Giovanni Pancheri su SkyTG24: dalle carceri sovraffollate all’emergenza intercettazioni fino alle novità dell’ultimo ddl Nordio, con un accenno finale anche alla complicata vicenda di Ilaria Salis in Ungheria. Le condanne per abuso d’ufficio, spiega innanzitutto il Guardasigilli, in Italia ad oggi sono davvero poche: «La montagna ha partorito il topolino. Su 1.000 processi istruiti solo per questo tipo di reato, le condanne saranno 4 o 5 – ha spiegato – Senza contare che si tratta di condanne sospese, nessuno è in carcere per questo».
Il danno invece che questo tipo di reato ha fatto negli anni è quello di aver iscritto nel registro degli indagati una notevole quantità di persone, con la relativa diffusione che viene data della notizia attraverso la stampa: secondo Nordio, questo ha «delegittimato pubblici amministratori e compromesso carriere politiche facendo dell’indagato un’anatra zoppa. Anche il 90% dei sindaci del Pd è a favore della cancellazione e l’altro 10% è venuto in processione a dirmi che è a favore ma non può dirlo». L’abolizione dell’abuso d’ufficio era una forte priorità per il Ministro della Giustizia, così come ora saranno la separazione delle carriere, sebbene non da subitissimo: «La separazione delle carriere è nei nostri programmi, è un vincolo nei confronti dell’elettorato e va fatta ma per essere fatta bene esige una riforma costituzionale». L’iter è però lungo anche perché a livello politico il Governo ha scelto prima di dare precedenza alla riforma del Premierato: «La separazione delle carriere interverrà in un momento successivo, entro la fine della legislatura: il governo e la maggioranza hanno tutti i requisiti per restare altri quattro anni».
CARCERI E INTERCETTAZIONI: “BASTA COINVOLGERE INNOCENTI”
Entro il 2026, ha annunciato il Ministro Nordio a Sky TG24, si avrà pieno organico della magistratura, scenario mai avvenuto negli ultimi 50 anni: «ai 250 magistrati previsti ad hoc dall’introduzione della collegialità del giudice della cautela si aggiungeranno i 1.300 per i quali stiamo già provvedendo per i concorsi in atto». Capitolo carceri resta però il nodo centrale dell’operato di Nordio al Ministero: innanzitutto, occorre vedere «quante persone entrano ingiustamente in carcere e vengono poi rimesse in libertà dal tribunale del riesame». Nel solo 2022 su 12mila provvedimenti cautelari impugnati 1.200 sono stati annullati, quindi il 10% è finito in carcere mentre avrebbe dovuto restare libero, e 1.940, quasi il 20%, hanno avuto il provvedimento modificato, cioè dal carcere sono passati agli arresti domiciliari: ciò significa che in un solo anno «3mila persone sono state incarcerate da un gip e scarcerate da un giudice carcerario. Perché intervenire dopo, quando il gip ha sbagliato? Devolviamo subito l’ordinanza di custodia cautelare a tre giudici che invece di intervenire dopo intervengono subito e avremo 3.500 carcerati in meno».
Sul fronte intercettazioni si snoda poi l’altro caposaldo del garantismo liberale del Ministro che per 40 anni è stato magistrato penale: la riforma in mente scandisce nettamente come non possano più essere coinvolti e infangati innocenti che nulla c’entrano con le persone effettivamente intercettate e sospettate di reati. «Oggi, sequestrando un telefonino, un cellulare, tu sequestri una vita, perché nel suo cellulare sono o possono essere inserite immagini di terzi, di quarti che parlano con quinti, di Sempronio che parla con Martino. Addirittura possono esserci immagini, radiografie che vengono spedite al medico per una diagnosi a distanza, cartelle cliniche, denunce dei crediti», spiega ancora il Ministro a Sky. Ebbene, il Governo intende regolamentare l’istituto delle intercettazioni senza che questo vada a discapito delle inchieste: «Significa che se io sono intercettato e parlo con lei, per carità, anche lei finisce nell’intercettazione e questo ci può stare, ma se io parlo con lei di Tizio, Tizio è completamente estraneo all’indagine». Il nome di questa terza persona non deve essere pubblicabile anche per un presupposto molto semplice ribadito da Nordio: «partendo dal presupposto di essere intercettato, molto spesso parlando con lei di Tizio, dico delle cose che compromettono Tizio in modo malizioso, in modo malevole, in modo falso. Ecco perché vogliamo tutelare il Terzo».
IL CASO ILARIA SALIS, NORDIO: “LA FAMIGLIA HA PERSO UN ANNO, SI POTEVA OTTENERE I DOMICILIARI IN UNGHERIA”
In questo senso la critica continua lanciata da Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, viene rispedita al mittente dal Guardasigilli: «Se l’indagato parla col farmacista per chiedere la ricetta del veleno su come assassinare qualcuno, quell’intera intercettazione farà parte dell’indagine. Se la persona intercettata parla con il farmacista è un discorso da tenere presente, il nostro provvedimento in questo caso non tutela il farmacista. Quindi mi stupisco che sia stato fatto un errore così grossolano dall’Anm».
Sul finire dell’intervista a SkyTG24 viene chiesto al Ministro Carlo Nordio come si è arrivati allo stallo dopo un anno di detenzione dell’italiana Ilaria Salis in Ungheria, accusato di aver partecipato a violenze di gruppo contro alcuni manifestanti di destra a Budapest: nel recente incontro con il padre della 39enne, il Ministro ha spiegato come il richiedere i domiciliari in Italia è stato un errore dal punto di vista giuridico e strategico. «Noi abbiamo spiegato all’ingegnere Salis, al quale va tutta la nostra solidarietà umana, che aver chiesto direttamente gli arresti domiciliari in Italia al giudice ungherese era un passo giuridicamente sbagliato, perché la legge non lo consente», spiega il Ministro sottolineando come tale legislazione ungherese non consente di chiedere a un giudice straniero la detenzione domiciliare in Italia, tantomeno ne consente la consegna. La legge, invece, per come sono previsti gli accordi specifici all’estero, continua Nordio, dicono che una volta cessata la detenzione carceraria, «quindi transitando attraverso gli arresti domiciliari nel paese, quindi in Ungheria, allora può scattare la norma di accordo internazionale con la quale noi possiamo chiedere che gli arresti domiciliari vengano, per così dire, scontati in Italia». In poche parole, conclude Nordio, i familiari di Ilaria Salis hanno purtroppo perso un anno: «se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto. È un grande risultato che si siano convinti, ora ragioniamo step by step. Sarebbe un grande risultato se il giudice ungherese li concedesse». A quel punto la speranza è di poter operare sulle convenzioni attualmente in uso anche tra Italia e Ungheria, portando la ragazza a scontare gli eventuali domiciliari nel nostro Paese.