Un contingente delle forze d’élite dell’esercito USA si è stabilito a Kinmen (Quemoy). Governato da Taiwan ma situato a soli tre miglia nautiche dalla costa della Cina, questo arcipelago si trova di fronte al porto di Xiamen, nella provincia di Fujian, rappresentando la presenza militare americana più prossima al suolo della Repubblica Popolare. Il rinnovato interesse per Kinmen nei discorsi strategici evidenzia l’intensificarsi delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, che si trovano ora geograficamente e diplomaticamente sempre più a stretto contatto. Una squadra di paracadutisti delle forze speciali USA ha inaugurato “soggiorni di lunga durata” sia a Kinmen che nelle più remote isole Penghu (Pescadores), con l’intento di formare le truppe taiwanesi nelle tecniche di guerra speciale e anfibia e nell’impiego di armamenti forniti dagli Stati Uniti. Queste missioni, avviate sin dal 2021 e coinvolgenti fino a un massimo di 200 militari, sono state formalmente riconosciute nel dicembre 2023, allorché il Congresso ha approvato, nell’ambito del budget del Pentagono, un programma ufficiale di addestramento.
Sebbene limitato in termini numerici e non decisivo per l’equilibrio di forze nello stretto di Taiwan, lo schieramento a Kinmen ha una valenza tattica e simbolica significativa. Funziona come un avamposto per l’ascolto, il monitoraggio e l’allarme precoce nelle vicinanze delle baie da cui potrebbero partire azioni offensive cinesi contro Taiwan, coinvolgendo non solo forze militari ma anche civili (traghetti, navi mercantili). Insieme a Penghu, Kinmen rappresenta un obiettivo potenziale che Pechino potrebbe cercare di conquistare per colpire Taipei (e testare la reazione statunitense) senza dover procedere a un’invasione più grave dell’isola di Formosa. Stabilire una presenza militare in quest’area serve quindi a limitare le opzioni di Pechino in risposta a future provocazioni americane, come la visita di alti funzionari a Taipei o l’invio di rinforzi militari.
La presenza di truppe americane a Kinmen diventa anche uno strumento di deterrenza politica. A settembre 2023, il Partito Comunista Cinese aveva proposto la costruzione di un ponte tra Xiamen e l’isola principale di Kinmen, come parte di un “Progetto di sviluppo integrato attraverso lo stretto”. Tale proposta è stata sostenuta dal Koumintang, forza politica influente sull’arcipelago, a causa della memoria storica della battaglia di Quemoy del 1949 e della preferenza degli abitanti locali per rapporti economici più stretti con la Cina continentale. Il posizionamento militare americano mira pertanto a moderare o controllare le relazioni tra Kinmen e la Cina continentale.
L’importanza di Kinmen è stata recentemente riaffermata negli Stati Uniti, non solo a livello governativo ma anche mediatico, con la produzione da parte del New York Times di un documentario sulla vita nell’“Isola di Mezzo”, diretto dal cineasta taiwanese-americano S. Leo Chiang, candidato agli Oscar. La dislocazione delle forze speciali rappresenta un chiaro segnale di consolidamento della presenza militare USA a Taiwan, segnando un ulteriore rafforzamento della strategia americana lungo la prima catena di isole, che include l’espansione dell’accesso alle isole Ryūkyū in Giappone e alle basi nelle Filippine.
Nonostante il rafforzamento della presenza americana, i ritardi nei finanziamenti supplementari richiesti dal Congresso rallentano il progresso di questa strategia nel Pacifico. La mancanza di fondi per gli accordi con Palau, Micronesia e Marshall, essenziali per la strategia di contenimento nella regione, invia segnali preoccupanti sull’impegno degli Stati Uniti nella regione Indo-Pacifico. Questi ritardi finanziari potrebbero costringere questi paesi a cercare sostegno altrove, con la Cina pronta a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, come dimostrato dal recente avvicinamento a Nauru in cambio del ritiro del riconoscimento di Taiwan.
La difficoltà di Washington nel garantire il necessario sostegno finanziario mette in luce una problematica ancora più ampia, ovvero la disfunzione politica interna che pregiudica la capacità degli Stati Uniti di mantenere le proprie strategie di sicurezza nazionale. Questa situazione genera preoccupazione non solo in Asia ma anche in Europa, dove il potenziale disimpegno americano dall’Ucraina viene visto come un presagio di un più ampio ritiro dal sostegno internazionale. L’incertezza sul futuro sostegno americano ai suoi alleati e protettorati sottolinea l’importanza di un approccio più funzionale e meno polarizzato alla politica di difesa e sicurezza. Se gli Stati Uniti non riescono a mobilitare le risorse adeguate per sostenere la propria strategia nel Pacifico, la loro posizione di forza nella regione potrebbe indebolirsi, lasciando spazio a rivali come la Cina per espandere la propria influenza.
In conclusione, sebbene la presenza militare americana a Kinmen simboleggi un impegno a difendere gli interessi e gli alleati nella regione, la realtà delle sfide finanziarie e politiche interne mette in dubbio la sostenibilità a lungo termine di questa strategia. Senza un chiaro sostegno del Congresso e un’efficace gestione delle risorse, l’ambizione di contenere l’espansione cinese e rafforzare la sicurezza regionale potrebbe rivelarsi più un’aspirazione che una fattibile realtà strategica.
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