NOVITÀ SUL CASO DI LEONARDO APACHE LA RUSSA: NUOVE ACCUSE DAI LEGALI DELLA RAGAZZA SU PRESUNTA DROGA DELLO STUPRO
Secondo i legali della ragazza che ha denunciato lo scorso maggio – per abusi dopo notte in discoteca – Leonardo Apache La Russia, il figlio del Presidente del Senato, ci sarebbero tracce di droga dello stupro in un capello della 22enne. Lo spiega all’ANSA l’avvocato Stefano Benvenuto dopo che l’inchiesta prosegue nei confronti di La Russa jr e dell’amico dj Tommaso Gilardoni, ad oggi entrambi indagati per violenza sessuale.
Tracce di GHB (per l’appunto, la droga dello stupro) potrebbero essere compatibili con il periodo in cui sarebbero avvenute le presente violenze: a sostenerlo è la consulenza difensiva effettuato dall’esperto nominato dall’accusa. Come poi spiegato dallo stesso avvocato a “La Repubblica”, la consulenza è stata depositata in queste ore in Procura di Milano con una richiesta di incidente probatorio per verificare proprio la presenza di Ghb su quel capello. La decisione di far analizzare il capello della ragazza era stata presa dal collegio dei legali lo scorso novembre ma i risultati sarebbero arrivati solo nelle scorse giornate.
LA REPLICA DELLA DIFESA DI LA RUSSA: “INIZIATIVA SENZA SENSO, ECCO PERCHÈ”
Gli esiti degli esami disposti dal legale di parte avrebbero dunque un riscontro con la sera del 18 maggio 2023, quando la ragazza nella discoteca Apophis a Milano incontrò Leonardo La Russa (suo ex compagno del liceo) e l’amico dj: secondo l’accusa, la ragazza dopo un paio di cocktail sarebbe andata in “black out” fino alla mattina dopo quando verso mezzogiorno si sarebbe risvegliata disorientata e svestita nella casa milanese di La Russa, senza ricordare nulla delle ore precedenti. I due indagati si professano completamente innocenti e negano qualsiasi accusa di stupro nei confronti della ragazza: ora l’analisi del capello della ragazza potrebbe ribaltare l’inchiesta, come spiega Sky TG24.
«L’esame tossicologico del consulente di parte muove dal presupposto che un capello cresce un centimetro e mezzo ogni mese e che trattiene a strati le sostanze assorbite dal corpo»: in particolare, il consulente nell’esame ha isolato la parte di capello più lontana dalla cute, circa ad una lunghezza di 9 centimetri dalla testa, «corrispondente ai sei mesi trascorsi dallo scorso maggio fino a novembre, quando è stato prelevato». In quel frangente sarebbe emersa la presenza di GHB, anche se di norma per inquirenti e investigatori la droga dello stupro è comunque una sostanza «particolarmente volatile»: spetta ora alla Procura visionare quell’esame per capire se possa essere una prova attendibile.
Intanto la difesa di La Russa jr replica con forza all’accusa lanciata dal legale della ragazza: «È un’iniziativa completamente priva di senso», spiega in una nota l’avvocato Adriano Bazzoni, in quanto «riguardo alla circostanza che secondo noi e’ totalmente assente nella vicenda qualunque ipotesi di utilizzo di ‘droga dello stupro». Secondo la difesa, l’iniziativa dell’accusa va nella direzione opposta di tute le emergenze investigative che invece «ci sembrano invece portare tutte in direzione favorevole al nostro assistito». Per l’avvocato di Leonardo La Russa, conclude, si tratta di una iniziativa «che tende a introdurre un elemento a una distanza obiettivamente enorme sia dai fatti sia dall’inizio delle indagini, dato questo processualmente singolare. Non ricordo infatti consulenze di questo tipo introdotte a mesi e mesi di distanza dall’inizio delle indagini. Resta comunque intatta la massima fiducia nei pubblici ministeri».