«Siamo in un vicolo cieco». Per Gershon Baskin, uno dei negoziatori che ottenne il rilascio del soldato Gilad Shalit che era nelle mani di Hamas da cinque anni, siamo lontano da un accordo per il rilascio degli ostaggi. «Netanyahu ha deciso di non rimandare la delegazione al Cairo», dichiara nell’intervista resa al Fatto Quotidiano. Dal 7 ottobre, giorno del terribile attacco di Hamas a Israele, ha mantenuto per settimane una comunicazione col movimento islamista, ma pensa che il primo ministro israeliano «sia personalmente responsabile» di quanto accaduto quel giorno. «È l’unico nel quadro politico e della sicurezza nazionale che rifiuta di prendersi la responsabilità dei propri errori. Netanyahu è pericoloso per il futuro d’Israele, lo era già in passato. Prima avremo nuove elezioni, meglio sarà per questo Paese».
Baskin è convinto che il governo israeliano sia a rischio: «Non appena ci sarà un cessate il fuoco avremo enormi manifestazioni per nominare una commissione d’inchiesta nazionale. La spinta per le elezioni sarà fortissima. Netanyahu ha perso più del 50% della sua base elettorale. Non c’è possibilità che possa ancora governare Israele». Il negoziatore ritiene, inoltre, che il primo ministro israeliano sia tenuto in ostaggio dall’estrema destra: «La sua sopravvivenza politica dipende dai radicali della destra. Possono ottenere da lui tutto quello che vogliono».
“NEGOZIATI DIFFICILI SE LE PARTI VOGLIONO UCCIDERSI”
Per Gershon Baskin la società israeliana è divisa sui negoziati. «C’è una piccola maggioranza che accetterebbe di pagare un costo molto alto per riportare a casa gli ostaggi. E c’è una grande minoranza che pensa di non doversi arrendere ad Hamas», spiega il negoziatore al Fatto Quotidiano. Quest’ultima parte è quella che vuole la guerra, la distruzione di Hamas. «Anche se nessuno può garantire che questo porti al rilascio degli ostaggi». A parer di Baskin, però, si tratta di «una scommessa rischiosa». Non è unita neppure la società palestinese. «Quasi tutti i palestinesi vogliono nuove elezioni per scaricare il presidente Abbas. Ma la società è estremamente divisa, non c’è un leader che unisce, eccetto uno che è in prigione e sta scontando cinque ergastoli». Il riferimento è a Marwan Barghouti, che Israele non intende liberare.
Dunque, lo scenario di due società spaccate e in guerra è l’incubo di un negoziatore. «In questo caso le parti non si parlano, anzi hanno giurato di uccidersi». Riguardo le mediazioni di Qatar, Egitto e Stati Uniti, il problema per Baskin è che «questi tre Stati non stanno applicando abbastanza pressione per poter raggiungere un accordo. Si deve arrivare a un accordo per il quale Hamas non controlli più Gaza e ci sia un passo significativo verso la soluzione dei due Stati». Bisogna concedere qualcosa ai palestinesi per sconfiggere davvero Hamas. «La soluzione dei due Stati deve includere due entità e non solo Israele. Bisogna anche togliere a Israele il potere di veto sulla creazione di uno Stato palestinese».