Si è svolto il 14 febbraio l’attivo unitario dei delegati e delle delegate della somministrazione, per chiedere il rinnovo del Contratto collettivo nazionale della somministrazione.
L’incontro costituisce un momento storico nel consolidamento della rappresentanza del settore. È la prima volta, infatti, che i delegati e le delegate tutte, esprimono tutta la loro preoccupazione, chiedendo che si proceda speditamente verso il rinnovo del contratto.
Tanti sono gli elementi che rendono rilevante questo momento: il primo è senz’altro la constatazione definitiva che si è riusciti a concretizzare quello splendido esperimento di democrazia partecipativa che è la rappresentanza. In un settore caratterizzato da alti tassi di flessibilità e temporaneità dei rapporti di lavoro, la cui durata media si attesta intorno ai 45 giorni , degli uomini e delle donne hanno trovato il coraggio e la voglia di rivendicare non solo una dignità propria, ma anche delle migliaia di colleghe e colleghi che rappresentano sui luoghi di lavoro. E lo fanno ogni giorno mettendoci la faccia, esercitando una responsabilità, chiedendo a gran voce, per la prima volta nella storia del movimento, che si esca dallo stallo della trattativa del rinnovo del Contratto collettivo nazionale.
L’altro elemento che non può passare inosservato è senz’altro l’oggetto della mobilitazione di questi lavoratori. Nelle dinamiche di dialettica sindacale è frequente la mobilitazione dei lavoratori di un settore durante la trattativa del rinnovo del contratto. Tuttavia le rivendicazioni attengono essenzialmente, anche se non esclusivamente, il salario. Le delegate e i delegati della somministrazione, invece, si sono mobilitati per delle istanze della piattaforma rivendicativa che non attengono principalmente la questione salariale, se non nella parte che riguarda la richiesta di adeguamento dell’indennità di disponibilità e l’introduzione di un’indennità per l’anzianità di settore, bensì per la parte normativa. E riguarda i temi della parità di trattamento, delle relazioni sindacali, della responsabilità delle Agenzie come datori di lavoro, del welfare bilaterale e di tutta una serie di tutele che non possono definirsi propriamente “retributive”. Sono questi i temi dei numerosi interventi dei delegati e delle delegate durante l’attivo.
Di fronte a questa forte richiesta di dignità e di riconoscimento, le Agenzie non possono voltarsi dall’altra parte. Devono prendere atto che una certa dinamica del rapporto lavoratore-Agenzia è mutata definitivamente. Il consolidarsi della rappresentanza dei lavoratori ne costituisce la più limpida conferma. Il tema della responsabilità non può essere attinente solo ai lavoratori; non può essere chiesto solo a loro di svolgere le loro mansioni con la dovuta diligenza e di esercitare appieno il ruolo di lavoratori responsabili. Anche le Agenzie devono svolgere appieno il loro ruolo di datori di lavoro a tutti gli effetti. Il che significa una rinnovata modalità di approccio nella relazione con i lavoratori e con coloro che li rappresenta. Come la comunità dei lavoratori esercita un nuovo e rinnovato protagonismo, così vogliamo che facciano le Agenzie.
Siamo convinti che un primo segnale debba essere la riapertura del tavolo di confronto per il rinnovo del contratto collettivo: è con quest’ultimo che realizziamo in concreto quei principi di solidarietà e giustizia sociale, che costruiamo un welfare delle opportunità, che facciamo in modo che anche chi è ai margini del mercato del lavoro possa tornare a sentirsi parte di un mondo, quello del lavoro, che è la porta di accesso a una dimensione attiva che permette all’individuo di realizzarsi come persona nella società.
Siamo consapevoli certamente che le nostre posizioni sono ancora distanti. Sappiamo che alle Agenzie chiediamo un altro e rinnovato slancio rispetto alla loro azione e dimensione attuale. Ma dobbiamo trovare, come attori sociali, un nuovo spirito. Uno spirito che, pur consapevole delle distanze, abbia ben presente della grande responsabilità che abbiamo. Mi piace immaginare questo percorso per arrivare alla conclusione del contratto avendo a mente quella splendida istantanea degli anni ’50 che immortala Fausto Coppi e Gino Bartali, nell’atto di una gara, che si scambiano una borraccia di acqua. Da avversari, e non nemici, per arrivare insieme al traguardo non esitano a sostenersi durante il percorso. È curioso come non si evinca dall’immagine chi sia dei due ad offrire la propria acqua all’altro. Chi lo fa è mosso prima di tutto, prima della competizione, dalla consapevolezza che è importante arrivare tutti al traguardo. Ed è questo lo spirito che ci deve accompagnare per la ripresa e il prosieguo della trattativa.
Non ce lo chiedono solo i lavoratori. Ce lo chiede la comunità del lavoro tutta.
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