Michele Misseri è stato scarcerato ed è tornato nella sua casa di Avetrana, proprio dove è stata uccisa la quindicenne Sarah Scazzi il 26 agosto 2010. L’uomo continua a dichiararsi colpevole, anche se la giustizia ha emesso una sentenza diversa. Ad essere state condannate all’ergastolo, infatti, sono la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri. Una decisione che non accetta. “Non mi fa nessun effetto essere libero, dopo sette anni non è facile, specialmente sapendo che in carcere ci sono due innocenti e io che sono colpevole sono sempre stato dichiarato innocente. Se fossi davvero innocente, sarebbe bello. Sarah sarebbe ancora qui in mezzo a noi. Invece io l’ho uccisa”, ha affermato ai microfoni della redazione di Quarto Grado, che lo ha accompagnato dal penitenziario all’abitazione lo scorso lunedì.
In questi anni, il settantenne ha preso il diploma di terza media e ha frequentato un corso di falegnameria, oltre a dedicarsi al volontariato. Non è stato sufficiente, però, a prepararlo alla vita fuori dal carcere. “Sono un po’ stressato, per questa attenzione mediatica che c’è. È un caso che non si dimentica. Prima del carcere mi criticavano perché parlavo solo dialetto, adesso che ho imparato meglio l’italiano lo notano e mi criticano lo stesso. Come fai fai, sbagli. Ho ancora la rete a casa e la farò anche più alta. Perché come stanno loro in galera, ci rimarrò anche io. Mi mancano molto, mi manca tutto”. Inoltre, ad attanagliarlo ci sono i sensi di colpa. “Ho distrutto tutto, ogni cosa della mia famiglia. Io ero emigrato in Germania insieme a mia moglie, avevamo comprato la casa e i terreni. I nostri figli erano riusciti a studiare. In due minuti ho bruciato tutto”.
Michele Misseri: “Non posso vivere con Cosima e Sabrina in carcere”. Il rapporto con moglie e figlia
Il rapporto di Michele Misseri con la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri oggi è inevitabilmente compromesso. “Ho conservato tutte le lettere che ho scritto loro, sono più di 500. Non mi hanno mai risposto. Io con Sabrina avevo un ottimo rapporto. Era di più che da padre e figlia, è per questo motivo che lei c’è rimasta male. A Cosima, per risparmiare, non l’ho mai portata al cinema o in discoteca. Abbiamo sempre conservato i soldi per comprare i terreni e lavorarli. È andato bene perché era lei a dirigere le spese. Si occupava dei conti, io non sapevo farli. È per questo motivo che in televisione è emerso che lei comandava, che io ne ero succube. Non è vero niente. Le famiglie Scazzi e Misseri fino a quel momento erano una cosa sola. Mi mangio il cervello per quello che è successo, per quello che ho fatto. Non ho più nessuno”, ha raccontato.
La vita fuori dal carcere adesso è molto diversa da quella prima del 2010. “L’ultima lettera l’ho scritta il 28 gennaio per dirgli che sarei uscito dal carcere a febbraio. Io penso l’abbiano presa male. Io ho detto fin dall’inizio che non so se ce la farò qui fuori, forse la faccio anche finita. Io spero che un giorno mi crederanno. Se non riesco a fare uscire dal carcere Comissesima e Sabrina, non penso che potrò vivere. A che serve? A Sabrina vorrei dire che mi dispiace se quest’anno non ho fatto in tempo a scriverle per gli auguri del compleanno, come anche a Valentina. Ero frastornato dal fatto che sarei dovuto uscire, pensavo a ciò che avrei passato all’esterno. La mia carcerazione non è più quella della cella, adesso è quella della libertà. Io penso che da colpevole sono fuori, mentre loro da innocenti sono dentro. La mia battaglia deve andare avanti. Magari non mi crederà nessuno. Dio mi avrà perdonato, voi non lo so. Ve lo chiedo per l’ultima volta: perdonatemi”, ha concluso.