Gallant: “Hamas cerca il sostituto di Sinwar”. Le ultime mosse dell’Iran
Il Ministro della Difesa Yoav Gallant ha tenuto questo pomeriggio il briefing sulla guerra Israele-Hamas sottolineando come il vero centro di gravità per le prossime settimane sarà Rafah per sgominare definitivamente la presenza della Brigata jihadista palestinese dalla Striscia di Gaza. «La stazione di Hamas-Gaza non risponde, non c’è nessuno con cui parlare come leadership sul campo», denuncia lo stesso Ministro sottolineando come la brigata di Hamas a Khan Yunis è ormai definitivamente smantellata e la leadership di Sinwar è ormai un lontano ricordo, «la leadership fondamentalista all’estero sta cercando nuovi leader. Questo significa che c’è una gara d’appalto per chi gestirà la Striscia».
Intanto dagli States alcune fonti dirette dell’amministrazione Usa riportano dei timori fondati nell’Iran di una guerra ancora più ad ampio raggio in Medio Oriente, se l’evoluzione di queste settimane non verrà arrestata: «L’Iran esorta, dietro le quinte, gli Hezbollah libanesi e altri gruppi armati a dare prova di moderazione di fronte alle forze Usa», questa la direttiva da Teheran, captata dagli Usa e rilanciata sul Washington Post di domenica. Più va avanti la guerra a Gaza e più da Iran e Usa si teme un’effettiva escalation che nessuno realmente vuole in questo momento: «La Repubblica Islamica non vuole provocare un confronto diretto con gli Stati Uniti e senza un cessate il fuoco all’orizzonte, dopo quattro mesi di guerra a Gaza, Teheran potrebbe affrontare la prova più significativa della sua capacità di esercitare influenza sulle milizie alleate», riflette ancora al Post un insieme di fondi libanesi e irachene. (agg. di Niccolò Magnani)
Israele vota mozione contro la nascita dello Stato di Palestina. Scontro Netanyahu-Lula
Dopo un accorato appello del Premier Netanyahu, il Governo di Israele ha approvato la mozione contro la costituzione di uno Stato palestinese, in risposta alle varie pressioni internazionali che continuano a ritenere la soluzione dei due Stati in Medio Oriente l’unico modo di far finire la guerra tra Israele e Hamas. «Il Governo respinga ogni tentativo di imporre ad Israele in maniera unilaterale uno Stato palestinese», ha detto il Premier in un lungo comunicato stamane, contro «ogni diktat internazionale». È poi lo stesso Netanyahu a sostenere come «un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, dopo il massacro del 7 ottobre, elargirebbe un premio enorme al terrorismo e impedirebbe qualsiasi accordo di pace in futuro».
Poche ore dopo il Gabinetto di guerra ha approvato all’unanimità la risoluzione presentata da Netanyahu per l’opposizione allo Stato di Palestina, compreso il partito centrista di Gantz. «Senza una prospettiva chiara per il popolo palestinese, non ci sarà pace in Medio Oriente, e la sicurezza di Israele non sarà garantita solo con mezzi militari», è la prima risposta arrivata dall’Europa, con l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Mentre proseguono i raid su Khan Yunis e le tensioni col Libano, sul fronte internazionale la guerra Israele-Hamas provoca un mezzo incidente diplomatico sull’asse Tel Aviv-Brasile. Nasce tutto dalla dichiarazione durissima del Presidente Lula, intervenuto ad Addis Abeba: «quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è una guerra, ma un genocidio», ribadendo sempre dall’Etiopia come «Ciò che sta accadendo al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non è esistito in nessun altro momento storico. In effetti, esisteva. Quando Hitler decise di uccidere gli ebrei». Immediata la replica di Netanyahu che definisce le frasi di Lula «vergognose e gravi»: secondo Israele, l’intervento del Brasile sminuisce la Shoah e rappresenta «un tentativo di colpire il popolo ebraico ed il diritto di Israele alla difesa. Il suo paragone fra Israele da un lato e la Shoah dei nazisti ed Hitler dall’altro – ha concluso Netanyahu – varca una ‘linea rossa». Lo Stato ebraico ha deciso di convocare l’ambasciatore brasiliano in Israele per esprimere netto biasimo contro le frasi pronunciate da Lula in Etiopia. (agg. di Niccolò Magnani)
Le ultime notizie sulla guerra Israele-Hamas: caos umanitario a Gaza
Prosegue inesorabile la guerra tra Hamas e Israele, nonostante i tentativi di trovare un accordo nei negoziati. È arrivata ieri la proposta di risoluzione algerina in merito alla situazione in Medio Oriente ma non c’è il sostegno degli Usa. In una dichiarazione dell’ambasciatrice alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, si legge: “Gli Stati Uniti non sostengono l’azione su questo progetto di risoluzione. Se dovesse essere messa ai voti così come è redatta, non sarà adottata”. Anche il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha affermato che i negoziati per un accordo di cessate il fuoco per non sono “molto promettenti”, per poi sottolineare che “l’andamento degli ultimi giorni non fa ben sperare ma come ripeto sempre, rimarremo sempre ottimisti e continueremo a spingere”.
Sheikh Mohammed ha parlato nel corso della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Lo sceicco, che è anche ministro degli Esteri, ha aggiunto di non poter entrare nei dettagli ma ha sottolineato che ci sono due elementi – le condizioni umanitarie a Gaza e il numero di palestinesi che verrebbero rilasciati in cambio di ostaggi detenuti da Hamas – sui quali ancora non si trova un punto d’incontro. “Credo che di questo accordo stiamo parlando su una scala più ampia e vediamo ancora alcune difficoltà nella parte umanitaria di questi negoziati” ha spiegato.
Guerra Hamas-Israele: Younis Al Khatib incontra Papa Francesco
L’ambasciata di Israele presso la Santa Sede ha postato su X un video dell’incontro tra Papa Francesco e Younis Al Khatib, il presidente della Mezzaluna Rossa palestinese, scrivendo: “La Mezzaluna Rossa palestinese ha avuto un ruolo attivo nei massacri del 7 ottobre”, che dunque, secondo Tel Aviv, non sarebbero opera solamente di Hamas. Proseguono, dunque, le recriminazioni, mentre a Gaza continuano a morire civili. Al Jazeera, in una reportage da Rafah, ha fatto sapere che “le forze israeliane continuano la loro offensiva di terra all’interno della Striscia di Gaza. E oggi (ieri, ndr) è stato molto sanguinoso poiché più di 60 palestinesi sono stati uccisi in una serie di attacchi aerei nelle parti centrali della Striscia di Gaza così come nelle aree meridionali di Rafah e Khan Younis”. La situazione è sempre più drammatica e “i civili sfollati sono alle prese con una grave carenza di cibo, crescono i timori riguardo ad una potenziale incursione militare israeliana nel distretto di Rafah che aggraverebbe la crisi umanitaria”.
Proprio il presidente della Mezzaluna rossa, dopo l’incontro con Papa Francesco, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano ha spiegato: “La situazione a Rafah è ingestibile. Se Israele attaccherà, nessuno potrà impedire agli sfollati di muoversi in tutte le direzioni, anche in Egitto. Né io né il pontefice siamo uomini politici. Il papa ha sottolineato la sua solidarietà e la sua volontà di pace per la regione. Gli ho chiesto di pregare per noi. Abbiamo bisogno della sua forza morale. E ha già fatto molto riconoscendo lo Stato palestinese”. Secondo Al Khatib, a Rafah “per strada non si riesce a camminare. Si vedono ovunque i segni della fame e della sete. Questo esodo di massa ci ha colto di sorpresa. Un’operazione militare a Rafah sarebbe un massacro. Non so se accadrà ma so cosa dovrebbe accadere: un cessate il fuoco. Non c’è altro modo di aiutare gli sfollati. Oltre a far entrare più aiuti umanitari”.
Guerra Hamas-Israele: fuori uso l’ospedale Nasser
A Gaza gli ospedali sono in una situazione sempre più drammatica, dopo gli attacchi aerei di Israele. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha scritto su X che “l’ospedale Nasser” a Khan Yunis “non funziona più, dopo un assedio di una settimana seguito dal raid in corso” delle forze israeliane. Circa “circa 200 pazienti” restano nella struttura, ma senza cure. “Sia ieri che l’altro ieri, al team dell’Oms non è stato consentito l’ingresso in ospedale per valutare le condizioni dei pazienti e le esigenze terapeutiche, nonostante avesse raggiunto il complesso dell’ospedale per la consegna di carburante insieme ai partner. Ci sono ancora circa 200 pazienti nell’ospedale” ha scritto. Di questi “almeno 20 devono essere trasferiti con urgenza in altri ospedali per ricevere le cure necessarie”. Il direttore dell’Oms ha poi aggiunto: “Il prezzo dei ritardi verrà pagato con le vite dei pazienti. Dovrebbe essere facilitato l’accesso ai pazienti e all’ospedale”. Le forze israeliane, intanto, hanno fatto sapere di aver arrestato almeno “100 sospetti terroristi” nell’ospedale Nasser.