Che la rappresentanza in genere sia da tempo in crisi di identità è dato di fatto: l’esempio più recente è arrivato dal mondo agricolo, con le proteste dei trattori, mobilitati contro le direttive europee e del Governo, ma anche contro le politiche adottate dalle proprie associazioni di categoria, Coldiretti in testa. Si tratta quasi sempre di particolarismi che nascono da situazioni di difficoltà, non necessariamente di accuse di mala gestio, piuttosto di una mancata sincronizzazione con la realtà fattuale, anche questa incerta, difficile, competitiva. L’ultimo caso è quello dei balneari, categoria da parecchio tempo sulle onde altalenanti di una difesa corporativa, di una direttiva comunitaria, di più pronunciamenti delle autorità giudiziarie, di vari ammiccamenti del mondo politico.
Capita che in Veneto, regione a fortissima vocazione turistica, gli operatori del settore abbiano già anticipato i tempi di applicazione della Bolkestein (la pronuncia europea sulla trasparenza, che vuole in gara tutte le concessioni sui demani pubblici), basandosi sulla legge regionale 33 del 2002 (Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo), condivisa dagli imprenditori e dal sistema sindacale veneto. Così, tre concessioni nel divertimentificio d’Italia, Jesolo, sono finite all’asta, una gara vinta da una società nella cui compagine figurano il patròn di Geox, Mario Moretti Polegato, e il presidente di Unionmare Veneto, Alessandro Berton, che è un balneare di vecchia data ma anche guida della rappresentanza sindacale regionale, costola del sindacato nazionale, il Sib. Organizzazione che “considera inquietante quanto accaduto a Jesolo – come dice il suo presidente, Antonio Capacchione, riportato dall’house organo MondoBalneare -. Sbagliata e azzardata è la messa a gara di concessioni demaniali in assenza di una regolamentazione nazionale, senza un’adeguata tutela dei concessionari attualmente operanti e in aperta violazione di una legge che la vieta; e sconcertante è il coinvolgimento del presidente di Unionmare Veneto e nostro rappresentante territoriale, che non solo non l’ha contrastata come avrebbe dovuto, ma l’ha addirittura favorita. In stridente e netto contrasto con la linea del Sib nazionale che, come è noto, si batte persino in sede giudiziaria contro la messa a gara delle concessioni demaniali vigenti in assenza di una legge nazionale che applichi correttamente la direttiva europea. È stata gravemente lesa e seriamente danneggiata la credibilità della nostra organizzazione”.
Come si diceva, anche qui rappresentanze in crisi di identità. E posizioni contrastanti. Favorevolissimi alle nuove gare di Jesolo, ad esempio, sono i presidenti regionali di Confcommercio Patrizio Bertin e di Federalberghi Massimiliano Schiavon. “Quello del Veneto – dicono – è un modello innovativo che porterà consistenti investimenti, strategici per il rilancio dell’intero settore per la riassegnazione delle spiagge. Il Veneto è anche la sola regione che ha saputo dotarsi di una legge, la 33, che ha disciplinato la questione, prevedendo procedure a evidenza pubblica e bandi di gara per l’assegnazione delle concessioni. È uno strumento normativo che risponde ad una consapevole volontà espressa dagli imprenditori stessi e che le associazioni sindacali hanno il dovere di rappresentare”. Non solo: “Gli aggiudicatari di queste prime gare non sono multinazionali o grandi gruppi, ma aggregazioni di imprenditori locali. Dispiace chiaramente per coloro che non risultano tra gli aggiudicatari, ma siamo certi che il dialogo e la collaborazione tra tutti i soggetti locali, aggiudicatari e non, terrà debitamente conto delle esigenze di tutti gli operatori nell’interesse della destinazione e dei suoi milioni di ospiti”.
In questi disarmanti contrasti, ancora una volta occorre sottolineare che la mancanza di una chiara governance nazionale nella materia sta causando frizioni invece evitabili, e possibili sperequazioni territoriali che ovviamente non favoriscono nessuno. I colposi ritardi nel riordino delle leggi che dovrebbero regolare questo settore (ma è un gap che potrebbe riguardare anche qualsiasi altro comparto), gli eterni ritardi, le proroghe all’infinito dei diritti acquisiti, non hanno certamente aiutato né la competitività, né l’innovazione, né i consumi.
Forse questa presunta “fuga in avanti” del Veneto alla fine potrebbe spingere a una benefica accelerazione generale.
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