Sempre meno satira in tv. Antonio Ricci, “padre” di Striscia la Notizia, ne parla a Libero. “La satira oggi è in una situazione precaria: si va ad annate come le olive” spiega. Una volta la politica era un argomento fondamentale per la satira: “Il vero problema è che i politici di oggi hanno una tale inconsistenza che non riesci più neanche a prenderli in giro. Una volta Berlusconi faceva beatamente campare noi satirici per tutto l’anno, ora succede che addirittura la gente riconosce più l’imitatore del politico che il politico imitato; e, be’, cavolo, capisci che c’è un cortocircuito. Non ti nascondo, con molta tristezza, che alcuni politici fanno di tutto per avvicinarsi a noi e per entrare nell’inquadratura…”.
Ricci si sente quasi solidale con il mondo della politica, preso di mira da imitatori e inviati: “Li prendono talmente a pesci in faccia (i politici, ndr) che mi viene da solidarizzare con la controparte. Mi chiedo: “Ma perché non li saccagnano di botte? Io lo farei…”. Invece loro rimangono lì, stoici, si lasciano ammazzare, perché comunque è più importante apparire. Non ci sono più i bei feticci di una volta, perché un politico oggi assuma dignità di bersaglio satirico, ce ne vuole. Per sconsacrarlo devi prima consacrarlo. Prendi Delmastro: gli devi costruire attorno una narrazione, mettergli vicino un pirlone con la pistola: non è mica facile, eh”.
Antonio Ricci: “Il mio modello satirico era Dario Fo”
Antonio Ricci, sulle pagine di Libero, racconta i suoi esempi: “Il modello satirico completo era Dario Fo. C’erano Cochi e Renato, e tutti quelli del Derby. Anche quelli del Male che erano però della nostra generazione. E c’erano i fuoriclasse come Paolo Villaggio”. Oggi l’autore ritiene bravi Osho e Makkox “ma parlano solo al loro rispettivo pubblico, sono di nicchia, come Propaganda Live”. Nel mondo dello spettacolo, Ricci ha avuto modo di lavorare con tanti personaggi di un certo calibro, come Paolo Villaggio: “Per la festa dei suoi ottant’anni mi presentò a sua moglie come “Renzo Piano”. S’informava su come andasse il progetto della sua tomba monumentale e io improvvisavo: “Guarda, l’ho fatta a forma di un’enorme prostata di cristallo; dentro ci sono le tue ceneri messe in una grossa clessidra collegata ad un inginocchiatoio che fissa il tempo sacro dell’inginocchiamento”. E lui rispose: “C’è un problema. Io ho così tanto diabete che quando mi cremeranno verrò caramellato…””.
Racconta poi che “al funerale di Fabrizio De Andrè nelle prime file c’eravamo io, Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, gentaglia senza cuore però con una sincera lacrimuccia a solcare il viso. Villaggio mi fa: “Sono invidioso di questo funerale, secondo te il mio sarà così?” “No, il tuo no”, gli dissi. “E perché?” “Perché il comico da morto non fa ridere, invece col funerale il cantautore si esalta nel dolore, esce la bara dalla chiesa e come minimo, tutte le anime belle cantano una sua canzone. Dite che possono dire? Al massimo che è una cagata pazzesca”. Da allora Paolo ha provato a morire annunciandolo in tv almeno 4-5 volte. Con robe tipo “mi ha fermato una zingara per strada, mi ha detto che fra quattro mesi esatti sarò morto”, poi però non succedeva mai e questo “morire a rate” toglieva tutta la suspense”.
Antonio Ricci: “Pier Silvio Berlusconi? Riservato ed educato”
Parlando di Mediaset, Antonio Ricci racconta a Libero: “Pier Silvio tende a non farsi vedere, è una persona riservata ed educata. Sembra ci sia una leggenda che dice che una volta alcuni fortunati l’abbiano sentito bofonchiare addirittura “Che palle!”. Ma non esistono riscontri concreti su questo fattaccio. Negli ultimi mesi però qualche uscita in pubblico l’ha fatta, non so se per fare sentire, dopo la morte del papà, la sua vicinanza alle donne e agli uomini della sua azienda o per fare le prove di qualcosa di ancora inconfessabile per il futuro. Chissà?”.