Yulia Navalnaya, la moglie di Alexei Navalny, dissidente morto venerdì scorso in una prigione di massima sicurezza russa, ha puntato il dito nei confronti del presidente Vladimir Putin, accusandolo di aver ucciso il compagno. “Putin ha ucciso mio marito” afferma la vedova di Alexei Navalny in un video postato sui social, aggiungendo: “Continuerò il lavoro di Alexei, continuerò a lottare per il nostro Paese. E vi invito a starmi accanto e a condividere con me l’odio di coloro che hanno osato uccidere il nostro futuro”. E ancora: “Uccidendo mio marito, Putin ha distrutto metà di me. Ma ho ancora l’altra metà, il che mi dice che non ho il diritto di arrendermi. Intendo continuare il lavoro di Alexei Navalny: continuare a lottare per il nostro Paese”.
Secondo la Navalnaya, ad ammazzare il merito sarebbe il famigerato gas Novichok, un gas nervino che è già stato associato ad altre morti sospette negli ultimi anni. “Alexei avvelenato col Novichok”, le parole della moglie, citata da Sky News Uk e secondo la stessa le autorità russe non avrebbero ancora concesso il corpo del marito in quanto starebbero ritardando i tempi di modo da consentire alle ultime tracce del gas di lasciare l’organismo.
“NAVALNY UCCISO DA PUTIN COL NOVICHOK”, LA MOGLIE: “NON LASCIAMOCI INTIMIDIRE”
La compagna di Alexei Navalny ha aggiunto: “Non dobbiamo lasciarci intimidire. Dobbiamo sfruttare ogni occasione per lottare contro la guerra, contro la corruzione, contro l’ingiustizia”, quindi l’appello: “Lottate per elezioni giuste e per la libertà di parola, lottate per il nostro Paese. Sono pronta con voi a costruire esattamente il tipo di Russia che Navalny vedeva: un Paese in cui la dignità, la giustizia e l’amore sono apprezzati”.
Le parole della moglie del principale oppositore di Vladimir Putin sono state commentate anche dal ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, secondo cui: “Yulia Navalnaya è una donna che vuole continuare a battersi per difendere la libertà nel suo Paese e ha ribadito che la Russia non è Putin e Putin non è la Russia, l’abbiamo trovata determinata. Borrell, a nome di tutti noi, le ha assicurato che continueremo a sostenere il diritto di espressione in Russia, di poter condurre battaglie politiche e chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici”.