Dopo 9 lunghi mesi d’attesa il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha reso accessibile il report sull’alluvione del maggio scorso che contiene tutti i dati sull’accaduto, con particolare riferimento alle opere che avrebbero potuto ridurne gli effetti drammatici. La richiesta di accesso agli atti era stata presentata nove mesi fa durante un’interrogazione parlamentare promossa da Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia.
Si ricorderà che l’alluvione in Emilia Romagna del maggio 2023 costò la vita a 17 morti, sfollando 20mila cittadini in larga parte romagnoli, causando danni complessivi per oltre 10 miliardi di euro. Un evento tragico che, tuttavia, come dimostra il report reso accessibile, si sarebbe potuto contenere (se non evitare del tutto, ma non si può dire con certezza) se si fossero completati i dovuti e programmati interventi pubblici. Complessivamente, in Emilia Romagna, erano state progettate 23 vasche di laminazione (utili proprio ad ammortizzare l’impeto dei fiumi in piena), delle quali solamente 12 erano completamente funzionanti. In Romagna, neanche a dirlo, la situazione era la più tragica: solo 2 vasche erano completamente attive nei giorni dell’alluvione, nonostante ne fossero state progettate un totale di 11.
La relazione sull’alluvione dell’Emilia Romagna tra opere realizzate e progettate
Insomma, con tutte e 23 le vasche di laminazione dell’Emilia Romagna attive durante l’alluvione del 2023 forse gli effetti tragici si sarebbero potuti contenere. I ritardi nella realizzazione, evidenzia il report, si sono protratti per circa 10 anni (tempo in cui il governatore è sempre stato Bonaccini, peraltro affiancato da Schlein nel ruolo di vice regionale), nel corso dei quali comunque sono stati stanziati un totale di 42 milioni nella sola Romagna.
Tra il 2 e il 17 maggio del 2023, giorni dell’alluvione in Emilia Romagna, solo 2 vasche romagnole erano attive, mentre (fortunatamente?) altre 2 erano parzialmente efficienti ed una terza in fase di collaudo. Le altre 6? Ancora in fase progettuale, seppur in alcuni casi (come sul fiume Ronco) erano stati già stanziati i fondi necessari. Similmente, neppure il reticolo di bonifica dei Consorzi non avrebbe funzionato a dovere in Emilia Romagna durante l’alluvione del 2023, mentre per pura sorte sul Ronco e sul Montone era presente una vasca di laminazione realizzata più di 10 anni fa che ha funzionato a dovere.