Al via il processo per omicidio aggravato, occultamento e vilipendio di cadavere a carico del giovane cingalese accusato del femminicidio di Michelle Causo, la 17enne uccisa nel giugno scorso e gettata in un carrello della spesa vicino a dei cassonetti. Teatro del delitto il quartiere Primavalle di Roma, dove la ragazza era stata trovata senza vita a seguito dell’allarme lanciato da un passante. Il dibattimento si celebra al Tribunale per i Minorenni della Capitale e l’imputato aveva chiesto il rito abbreviato.
Davanti al gip, in sede di interrogatorio di garanzia, il minorenne, ricostruisce Adnkronos, avrebbe confermato il contenuto delle dichiarazioni già rese agli investigatori a margine del fermo: “Mi aveva dato dell’hashish, un paio di canne, e per questo era venuta a casa: voleva 20-30 euro. La discussione è diventata sempre più accesa e io, poi, ho preso il coltello“.
Michelle Causo, la ricostruzione del delitto
Michelle Causo, secondo la ricostruzione del delitto emersa nel corso delle indagini, sarebbe stata colpita con almeno sei coltellate al collo, all’addome e alla schiena. L’autopsia sul corpo della 17enne avrebbe evidenziato l’assenza di segni di arma da taglio sulle mani, segno che la vittima non avrebbe avuto tempo e modo di difendersi dalla furia del suo assassino. L’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite all’interno dell’abitazione dell’attuale imputato, e questo scenario troverebbe riscontro nella testimonianza di alcuni vicini di casa che, nell’immediatezza dei fatti, avrebbero riferito agli inquirenti di aver udito delle urla nel momento in cui si pensa che Michelle Causo sia stata aggredita. Gli investigatori avrebbero trovato nell’appartamento il cellulare della 17enne. Il telefono sarebbe risultato sporco di sangue e questo dettaglio punta all’ipotesi che la ragazza possa averlo preso nel disperato tentativo di chiedere aiuto.
“Cosa mi aspetto dalla giustizia? Che lo mettano in carcere a vita e buttino via la chiave”. Sono le parole del padre di Michelle Causo all’Adnkronos, a cui ha ribadito di non credere alla pista del debito: “Nel portafoglio di Michelle c’erano 140 euro, perché avrebbe dovuto preoccuparsi di 20 euro?”. Anche la madre della vittima ha dichiarato di non credere a questo movente: “La droga non c’entra nulla. E allo stesso modo non credo che sia stata uccisa per un prestito, tra l’altro di una cifra tanto irrisoria. Prestava i soldi a chiunque ne avesse bisogno e non li chiedeva mai indietro. Non aveva il valore dei soldi. Non voglio sentire che questo ragazzo, perché minore, avrà una pena minore, che sia giudicato come adulto”.