LA FINESTRA MOBILE DI QUOTA 103 PER I DIPENDENTI PUBBLICI
Rispondendo a una domanda posta da un lettore (lavoratore dipendente di un ente locale ormai vicino a un’anzianità contributiva di 41 anni), del sito di Repubblica all’esperto pensioni, la Fondazione Studi Consulenti del lavoro ricorda che per accedere a Quota 103 “la finestra mobile di 9 mesi per i pubblici dipendenti decorre dal momento in cui si raggiungono i requisiti pari a 62 anni e 41 di contributi; le dimissioni si presentano con un preavviso di minimo 6 mesi nel caso del pubblico impiego, a prescindere dall’esaurimento della finestra; la domanda di pensione va presentata prima della decorrenza, pena la perdita dei ratei arretrati”. Inoltre, viene evidenziato che “la perdita sull’assegno causata dal metodo di calcolo contributivo applicato anche alla quota retributiva non risulta generalizzabile, ma è correlata alla dinamica retributiva più recente, attestandosi spesso su una forbice fra il 15 e il 25%”.
FONDO PENSIONI PER IL CLERO: LE NOVITÀ DA MARZO
All’interno della riforma su pensioni e imposte redditi lavoratori, alcune novità emergeranno da marzo per il Fondo di previdenza per il clero: come informa l’Inps, dal 1 marzo viene applicata la nuova tassazione sulla rata in riscossione (alla posta o in banca). Si tratta di una particolare riforma entrata in funzione il 1 gennaio 2024 per la quale la medesima rata include i conguagli relativi ai mesi di gennaio e di febbraio. Come spiega il focus Inps su “Avvenire”, rispetto al 2023 ci sono alcune modifiche e vantaggi anche per il Fondo clero.
«Fino al reddito di 15mila euro la pensione era soggetta all’aliquota Irpef del 23% e tale resta anche nel 2024. Sul reddito superiore fino a 28mila euro si pagava nel 2023 il 25%. Questa differenza è ora abolita e su tutta la pensione vale l’Irpef del 23%», si legge nel focus. Nel Fondo clero la pensione di vecchiaia con 40 anni di contributi, secondo gli ultimi dati, sfiora i 9mila euro lordi non subendo variazioni fiscale: miglioramenti infine per i docenti di religione, con la differenza sull’Irpef rispetto al 2023 di circa 65 euro mensili. (agg. di Niccolò Magnani)
LA PETIZIONE DELLA CIDA
Domani 28 febbraio è in programma l’Open Day per la petizione “Salviamo il ceto medio” promossa dalla Cida, che, come ricorda Adnkronos, ha raggiunto già 50mila firme. Tra le richieste ve ne sono alcune specifiche per i pensionati. Infatti si chiede di: sostenere il potere d’acquisto delle pensioni: applicare la perequazione per scaglioni in base all’art. 34 comma 1 legge 448/98 e all’art. 69, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388; dare trasparenza e consentire la reale sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico: separare in maniera contabile la previdenza dall’assistenza; dare maggiori opportunità di crescita retributiva: abolire il divieto di cumulo fra redditi e pensioni di qualsiasi tipo in applicazione dell’art. 19 del decreto-legge 112/2008; valorizzare i contributi previdenziali versati dai lavoratori: eliminare i tetti sulle prestazioni pensionistiche anticipate (Legge 92/2012 e art. 24 comma 11 DL 6 dicembre 2011 n.214).
LA MISURA NEL DECRETO MILLEPROROGHE
Il Decreto Milleproroghe ha cancellato la norma che attribuiva compiti e risorse di Previdenza Italia ad Assoprevidenza. Come spiega Il Sole 24 Ore, “dopo due decreti ritorna tutto quasi come prima”. Il Comitato Previdenza Italia avrà “il compito di aiutare, chi interessato, con analisi e valutazioni delle operazioni di capitalizzazione e internazionalizzazione delle Pmi, nonché promuovere iniziative di informazione e formazione finanziaria e favorire la costituzione di consorzi per gli investimenti nei fondi pensione. I programmi dovranno essere definiti sulla base di indirizzi formulati dal ministero del Lavoro e quest’ultimo dovrà anche indicare le modalità di rendicontazione da parte del Comitato al fine di ricevere le risorse previste a copertura dei costi di finanziamento, ipotizzati in due milioni di euro all’anno. Il Dm dovrebbe vedere la luce entro questo mese, secondo quanto scritto nel Milleproroghe e sempre entro febbraio dovrebbero essere erogati i fondi”.
RIFORMA PENSIONI, I TEMI SUL TAVOLO DEL GOVERNO
Come riporta Il Sole 24 Ore, il tema della riforma delle pensioni sembra non essere una priorità per l’Esecutivo, nonostante durante la conferenza stampa di fine anno (posticipata a inizio 2024) la Premier Giorgia Meloni avesse auspicato “di arrivare a una riforma strutturale della previdenza possibilmente attraverso un confronto con le parti sociali”. Le richieste di riapertura del tavolo da parte dei sindacati, infatti, sono rimaste inascoltate. Entro la fine dell’anno il Governo “dovrà decidere quali interventi adottare per il 2025 visto che a dicembre scadranno tutte le ‘misure ponte’ attualmente in vigore”, ma “ci sarà anche da capire se saranno varati gli interventi per dare più ‘appeal’, soprattutto tra i giovani, alla previdenza integrativa”.
LE PAROLE DI TAFARO
Il quotidiano di Confindustria ricorda in tale senso che la presidente del Consiglio nazionale degli attuari, Tiziana Tafaro, nel corso dell’audizione alla “Bicamerale” di controllo sugli enti previdenziali, ha suggerito di “valutare la costruzione di rendite della previdenza integrativa nelle quali ci sia una parziale condivisione di questi rischi con l’ente erogatore”, con l’obiettivo di aumentarne l’importo. “Una soluzione potrebbe anche essere rappresentata dalla scissione della rendita in più intervalli temporali, ipotizzando per esempio una rendita temporanea per gli anni relativi alla speranza di vita alla data della scelta, anche con periodicità variabile, e una rendita differita vitalizia, il cui rischio assicurativo potrebbe essere parzialmente condiviso con l’iscritto”, ha detto aggiunto Tafaro.
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