SENTENZA IL 19 MARZO IN CASSAZIONE SUL CASO COSPITO: IL RICORSO DELL’ANARCHICO
Il prossimo 19 marzo è attesa in Cassazione la decisione sul ricorso presentato da Alfredo Cospito in merito alla revoca del regime di carcere duro 41-bis: ne dà notizia Frank Cimini sul blog online “Giustiaziami”, pochi mesi dopo la sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Roma con la quale aveva rigettato l’istanza avanzata dal difensore del leader anarchico-insurrezionalista.
Cospito ha fatto ricorso tanto contro il Tribunale romano, quanto contro il Ministro della Giustizia Carlo Nordio per non avere risposto all’istanza della difesa: l’avvocato Flavio Rossi Albertini evidenzia che «in una vicenda caratterizzata da un profondo ostruzionismo governativo di natura politica», attribuire la decisione al ministro che fa parte del governo «crea il rischio molto concreto che la scelta sia influenzata da considerazioni che esulano dall’aspetto giuridico in relazione in particolare alla capacità del detenuto di orientare le condotte criminali dei sodali all’esterno». C’è il rischio, aggiunge il legale, che si vengano strumentalizzate a fini politici delle vicende individuali legate alla protesta di Cospito sul regime di carcere 41-bis: nel ricorso presentato viene ricordato come il Tribunale di Sorveglianza «non aveva tenuto in considerazione il parere contrario alla proroga del 41bis da parte della Direzione nazionale antiterrorismo a favore di scegliere il regime di alta sorveglianza mantenendo la censura sulla posta».
COSA CHIEDE COSPITO E COSA È SUCCESSO NELL’OTTOBRE 2024
Il giudizio dell’Antiterrorismo nell’ottobre 2023 aveva sottolineato come la pericolosità di Alfredo Cospito era diminuita rispetto alle prime condanne, tesi ovviamente subito sposata dalla difesa del leader anarchico: qualche giorno dopo la decisione della Dna venne però smentita dalla sentenza del Tribunale di Sorveglianza che infatti rigettò l’istanza. Come scrive oggi Cimini, in attesa della sentenza in arrivo dopo la metà di marzo 2024, Cospito ad oggi sarebbe compatibile con un circuito di detenzione ordinario senza i rigori del 41bis: «Purtroppo da parte dei giudici chiamati a decidere c’è la convinzione espressamente esplicitata che con il lungo sciopero della fame dell’anno scorso Cospito avrebbe aumentato il suo carisma e di conseguenza la sua pericolosità».
Cospito è stato condannato a 23 anni di carcere per la gambizzazione del dirigente di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi e per la doppia bomba alla scuola carabinieri di Fossano (Cuneo) del giugno 2006: la messa in regime di 41-bis è legata al grado di pericolosità verso l’esterno imputata all’ex leader anarco-insurrezionalista. La Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo aveva richiesto la cessazione del carcere duro, dopo i lunghi mesi di parziale sciopero della fame vissuti tra Cagliari e Milano (e ritorno in Sardegna, ndr): il Tribunale però negò la revoca del 41 bis confermando la linea del Guardasigilli Nordio che già due volte si è opposto alla revisione anticipata del carcere duro (che scade nel 2016 per Cospito). Secondo i magistrati romani, «l’aumento degli attentati da parte di formazioni anarchiche è coincidente non con l’applicazione del 41 bis ma con l’inizio dello sciopero della fame da parte di Cospito, tant’è che si esauriscono con l’ultimo attentato appena due giorni dopo la conclusione dell’iniziativa personale»: il Tribunale di Sorveglianza aggiunse nella sua sentenza nell’ottobre 2023 che «la clamorosa iniziativa del pescarese abbia infuocato gli animi delle formazioni anarchiche e che soprattutto lo abbia reso figura di ancora maggior carisma all’interno del sodalizio. […] Semmai è dato rinvenire negli stessi pareri della Dna plurimi elementi di segno contrario attestanti l’estrema pericolosità del Cospito che invece è descritto come figura di vertice del movimento come desunto dalla stessa Dna attraverso il richiamo testuale della nota del direttore centrale della Polizia di prevenzione».