Leonardo Caffo, il filosofo finito a processo a Milano con l’accusa di maltrattamenti ai danni della ex compagna, si difende sostenendo di non aver mai alzato le mani contro la donna. È quanto sintetizzato dall’Ansa sulla versione che Caffo avrebbe reso in udienza, interrogato in merito alle constestazioni oggetto della vicenda giudiziaria che lo vede protagonista.
Il filosofo avrebbe respinto ogni addebito: “Io non l’ho mai aggredita. Ci sono state due o tre volte in cui mi è capitato di allontanarla fisicamente perché spesso succedeva che esplodesse o venendomi contro o schiaffeggiandomi o lanciandomi oggetti, bicchieri. Non sono contento di queste cose. Mi è capitato di darle una spinta, ma di usare le mani proprio no“. Leonardo Caffo risulta imputato di maltrattamenti aggravati e lesioni nei confronti della sua ex compagna che lo ha denunciato.
La versione di Leonardo Caffo a processo per maltrattamenti ai danni dell’ex compagna
Leonardo Caffo, interrogato in aula da uno dei suoi avvocati, Filippo Corbetta, avrebbe fornito la sua versione sul rapporto con la ex compagna che lo ha denunciato per presunti maltrattamenti. Un racconto, ricostruisce Ansa, molto diverso da quanto descritto dall’accusa che lo vede imputato anche di lesioni ai danni della donna. Gli episodi di cui quest’ultima avrebbe parlato anche nella sua deposizione in aula, nel processo che si celebra a Milano a carico di Caffo, sarebbero riportati anche nella misura cautelare dell’allontanamento e del divieto di avvicinamento a cui Leonardo Caffo sarebbe stato sottoposto dall’agosto 2022, ma il filosofo avrebbe dato un’altra lettura alla vicenda negando di aver mai usato violenza sulla ex.
“È stata una relazione piena d’amore ma condita da molti problemi – avrebbe affermato in tribunale -. La quotidianità era buona ma poi litigavamo. C’erano discussioni su tutto, insulti reciproci, screzi di ogni tipo. Ci mandavamo reciprocamente a quel paese ma la prassi non era la degenerazione”. Caffo, riporta ancora l’agenzia di stampa, avrebbe minimizzato il tenore e il significato dei presunti insulti, tra cui comparirebbero frasi come “buttati dal balcone“, “ti dovrebbero ammazzare“, “ma sei pazza?“, fornendo una lettura diversa rispetto al significato attribuito alle stess espressioni dal pm e dal gip che ha firmato il provvedimento cautelare a suo carico.