Come raggiungere la (vera) conoscenza

L'economia della conoscenza sta cedendo il passo a un'economia delle relazioni, dove le capacità relazionali e sociali diventeranno ancora più fondamentali

Lo scorso 14 febbraio 2024 appariva sulle prime pagine del New York Times un articolo intitolato “When your technical skills become obsolete, your humanity will matter more than ever”. Un titolo che da solo desta curiosità e interesse, perché non capita spesso di vedere accostati due concetti apparentemente distanti come “technical skills” e “humanity”. Il contenuto dell’articolo conferma e rivela l’originalità di questa intuizione.

L’autore inizia constatando che stiamo vivendo uno di quei rari momenti in cui il valore e la priorità delle competenze stanno cambiando. “Le competenze tecniche che sono state fortemente ricercate per decenni, appaiono tra le più esposte all’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale (IA). Altre competenze, invece, in particolare quelle che per molto tempo sono state sottovalutate come ‘soft’, rimarranno probabilmente le più durevoli. Questo è un segno di speranza che l’IA potrebbe inaugurare un mondo del lavoro ancorato maggiormente, e non meno, alle capacità umane”. Basterebbe questa introduzione per avvertire lo stacco da una certa retorica che giudica inconciliabili tecnologia e capacità umana.

Nell’economia della conoscenza di oggi molti studenti si concentrano sull’acquisizione di competenze tecniche, perché queste sono considerate le più competitive e necessarie nel mercato del lavoro. Ciò è stato favorito anche dalla proliferazione di aziende tech e dalla remunerazione particolarmente elevata di competenze STEM. Il numero di studenti in percorsi di laurea in Computer Science e IT è cresciuto del 41% tra il 2018 e il 2023, mentre quello in lauree umanistiche è crollato. Tuttavia, il diffondersi dell’IA generativa potrebbe aprire una nuova fase. Uno studio di ricercatori di LinkedIn citato nell’articolo rivela che il 96% delle competenze attuali di un ingegnere del software potranno essere replicate dall’IA. Anche le competenze associate a mansioni legali o finanziarie saranno fortemente esposte.

Questo scenario svela una domanda interessante: “Quali sono le nostre capacità strutturali come esseri umani?”. Altrettanto interessante è il metodo suggerito per arrivare a una risposta: “Se rispondiamo a questa domanda partendo dalla paura di ciò che resta alle persone nell’era dell’Intelligenza artificiale, possiamo finire per ammettere una visione ridotta delle capacità umane. Invece, è fondamentale per tutti noi partire da un luogo che immagini cosa è possibile per gli esseri umani nell’era dell’Intelligenza artificiale. Quando lo facciamo, ci troviamo a concentrarci sulle competenze che ci consentono di collaborare e innovare in modi che la tecnologia può amplificare ma mai sostituire”.

Anche gli esperti di IA osservano che le capacità di cui abbiamo bisogno per lavorare bene con queste tecnologie sono simili a quelle di cui necessitiamo per comunicare e relazionarci in modo efficace con le persone. A conferma di ciò, oltre il 70% degli executive di LinkedIn lo scorso anno ha affermato che le soft skills sono state più importanti per le loro organizzazioni rispetto alle technical skills legate all’IA. Sulla stessa linea, un recente sondaggio di Jobs for the Future ha rilevato che il 78% delle 10 occupazioni più diffuse classifica le competenze e i compiti unicamente umani come “importanti” o “molto importanti”. Queste competenze includono la capacità di costruire relazioni interpersonali, negoziare tra le parti e guidare e motivare team. Anche l’Ocse, nel suo ultimo rapporto annuale sull’occupazione, ha sottolineato l’importanza di queste competenze nell’era dell’IA.

Assistiamo a una nuova valorizzazione delle soft skills che richiede anche un ripensamento della formazione, sia in università, sia nelle aziende. L’articolo si chiude così: “L’economia della conoscenza (the knowledge economy) in cui abbiamo vissuto per decenni è emersa da un’economia dei beni in cui abbiamo vissuto per millenni, alimentata dall’agricoltura e dalla produzione manifatturiera. Oggi, l’economia della conoscenza sta cedendo il passo a un’economia delle relazioni (the relationship economy), dove le capacità relazionali e sociali diventeranno ancora più fondamentali per il successo rispetto al passato”.

L’errore di un certo pensiero dominante è stato proprio voler costruire un’economia della conoscenza esclusivamente sul pilastro della tecnica, eliminando quello delle relazioni umane come fonte della conoscenza stessa. Il risultato è che sempre più persone acquisiscono nozioni, ma vivono nella solitudine. Ora sembra riemergere la consapevolezza che per raggiungere la vera conoscenza, anche tecnica, non si può prescindere dalle riscoperte “nostre capacità strutturali come essere umani“.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.