LA SCADENZA PER IL MODELLO RED
Il 29 febbraio è stato un giorno importante per alcuni pensionati, visto che scadeva il termine per presentare il Modello RED, fondamentale per i titolari di prestazioni economiche collegate al reddito. Come ricorda il sito di Sky Tg24, infatti, “nel caso in cui non sia stato inviato il modello RED entro il 29 febbraio, l’Inps provvederà a sospendere per 60 giorni le prestazioni erogate all’interessato. In questo periodo di tempo è ancora possibile sottoscrivere la dichiarazione, con le prestazioni che saranno ripristinate soltanto dal mese successivo alla comunicazione”. Se trascorsi i 60 giorni non si dovesse inviare il modulo, “le prestazioni verranno sospese definitivamente”. Intanto libertas.sm spiega che i rappresentati dei lavoratori transfrontalieri “hanno consegnato al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, una lettera contenente l’elenco delle problematiche che li sta attanagliando, prima fra tutte la doppia imposizione applicata sulle loro pensioni”.
I REQUISITI PENSIONISTICI IN ALBANIA
A inizio anno è stato firmato un importante accordo tra Italia e Albania relativo alle pensioni, che permette di cumulare più facilmente i contributi versati in entrambi i Paesi. Una conseguenza forse poco nota, cui dedica attenzione money.it, è che in Albania si può andare in pensione con 15 anni di contributi a 61 anni e 8 mesi se si è donne e a 65 anni se si è uomini. Inoltre, è possibile andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica se si può contare su 38 anni e 4 mesi di contributi versati. Requisiti, in tutti i casi, favorevoli rispetto a quelli italiani. Intanto in Svizzera i cittadini hanno bocciato il referendum sull’aumento dell’età pensionabile, mentre è stata registrata un’ampia prevalenza (circa il 71%) dei Sì al quesito per introdurre una tredicesima mensilità pensionistica che apre quindi la strada a un provvedimento in materia che aiuterebbe i pensionati svizzeri contro il carovita che in alcuni casi li sta spingendo a emigrare, anche in Italia.
RIFORMA PENSIONI, L’OSTACOLO DEI CONTI
Nelle ultime settimane non sono più arrivate dichiarazioni specifiche da parte governativa in tema di riforma delle pensioni, al di là di genere indicazioni circa la volontà di attuare misure importanti, come Quota 41, entro la fine della legislatura. Probabilmente negli ultimi giorni se n’è capita la ragione. Infatti, il deficit su Pil con cui l’Italia ha chiuso il 2023 è stato superiore alle previsioni, complice il peso del Superbonus 110% superiore alle previsioni, e questo determinerà la necessità di un maggior sforzo fiscale per riuscire a ridurre il disavanzo come indicato nell’ultima Nota di aggiornamento del Def. Domani verrà poi reso noto il dato definitivo sul Pil del quarto trimestre dello scorso anno, che sarà sicuramente positivo.
L’ATTESA DEL DEF
Tuttavia, le previsioni sull’anno in corso continuano a essere riviste al ribasso e questo rende ancora più impegnativo lo sforzo fiscale necessario a rispettare gli impegni presi. Infatti, il deficit viene misurato in rapporto al Pil e se il denominatore diminuisce occorre agire ulteriormente sul numeratore, riducendolo, per non avere un parametro più alto. Tutto questo rende più difficile il varo di nuove misure di riforma delle pensioni, che richiedono risorse che dovrebbero essere in qualche modo reperite, a meno di non immaginare forme di pensionamento con penalizzazioni in modo che l’ingresso in quiescenza venga pagato direttamente dai pensionandi. Tra circa un mese, con la presentazione del Documento di economia e finanza, il quadro diventerà certamente più chiaro.
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