Il National Biodiversity Future Center (Nbcf) e, in particolare, il gruppo di lavoro Spoke 6 guidato dalla milanese Gloria Bertoli, si sta occupando di studiare, grazie ad una ricerca nata attraverso i fondi del Pnrr, estratti di piante come l’aglio o la salvia, che sono in grado di agire sui tumori. È, più in generale, come riassunto dal Messaggero, un progetto che ha al centro la cosiddetta “molecola del benessere”, un microfilamento grigio trasparente ancora misterioso che può fare stare meglio o peggio le persone.
“Lavoro sui ‘miRNA’, regolatori delle vie accese o spente dalla cellula in funzione dello stimolo esterno”, ha spiegato l’esperta. In termini più semplici, si tratta di una sorta di semaforo che regola la risposta delle molecole di fronte all’esposizione di determinati fenomeni, positivi o negativi. È come la luce, che “influenza non solo la psicologia ma anche la fisiologia dell’individuo”. Una caratteristica è che essi hanno delle reazioni velocissime. “Cinque minuti di esposizione a un particolato urbano che superi i livelli massimi (nel caso dell’inquinamento, ad esempio, ndr) e la risposta dell’organismo durerà nel tempo, tanto più se parliamo di individui malati”. Lo stesso, però, accade nel caso di effetti benefici.
Molecola del benessere, al Nbfc la ricerca a partire dalle piante: il legale con la biodiversità
La ricerca del National Biodiversity Future Center (Nbcf) sulla molecola del benessere è ancora agli albori, anche perché si inserisce in quella più ampia relativa alla biodiversità. “L’Italia è il Paese con più biodiversità in Europa, però ne stiamo perdendo circa il 25%”, ha rivelato Gloria Bertoli. Gli effetti a lungo termine potrebbero essere catastrofici. “In Amazzonia, se la foresta brucia, l’indigeno non ha più accesso all’acqua pulita, alle piante di cui si nutre, agli animali che lo aiutano. Ma anche ai potenziali farmaci, basti pensare che l’acido salicilico dell’Aspirina deriva da una pianta. Flora e fauna possono essere origine di nuovi farmaci”.
È per questo motivo che studiare le cause e gli effetti è fondamentale. “Negli Stati Uniti hai molte più opportunità e possibilità economiche. Da noi la ricerca, non essendo immediatamente produttiva, è vista come qualcosa di poco concreto. Invece crea tanta innovazione e gli italiani nel mondo di solito emergono”, ha concluso.