Chi è Eda Gjergo, la “figlia” di Margherita Hack
Eda Gjergo è considerata la “figlia” o pupilla di Margherita Hack. Dopo una corrispondenza epistolare, le due si incontrarono per la prima volta nel 2003. Oggi, Eda è una ricercatrice presso l’Osservatorio di Trieste e vive ancora nella casa in via del Pratello 8, che è diventata a tutti gli effetti casa sua. Eda Gjergo, come ha raccontato lei stessa ai microfoni del portale “Il Bullone”, è nata in Albania. Il padre morì quindici giorni dopo la sua nascita e durante l’infanzia si trasferì in Italia insieme alla madre su una nave panamense. In Italia riesce a trovare la propria strada. Dopo aver frequentato le scuole medie e il liceo a Firenze, si è poi trasferita in America, dove ho frequentato l’università e poi nuovamente in Italia, a Trieste, per il dottorato. In questo lungo percorso di formazione, per me è stato folgorante l’incontro con la scienziata Margherita Hack”, ha raccontato a Il Bullone.
“Ho visto Margherita durante un episodio di In viaggio nel cosmo di Piero Angela, dove Margherita era ospite insieme a Franco Pacini. Ne sono rimasta subito colpita. Mia mamma, che ha sempre supportato la mia passione verso la matematica e le scienze, mi ha incoraggiata a contattarla e la scienziata mi ha subito risposto“, ha raccontato Eda che con Margherita Huck cominciò ad avere un rapporto epistolare.
Eda Gjergo e il primo incontro con Margherita Hack
Dopo un costante scambio di lettere, Eda Gjergo e Margherita Hack si incontrano per la prima volta nel 2003. «Prendemmo a sentirci per telefono. Un giorno, era il 2003, ci diamo appuntamento alle 8 per un caffè a Firenze: io sono tesa, sudo freddo, ho lo stomaco attorcigliato. Ma la colazione ci fa riconoscere presto come fatte della stessa materia: attente alla limpidezza dentro più che al trucco fuori. Parliamo della tesina per l’esame finale di terza media, sulla relatività ristretta e la derivazione geometrica delle trasformazioni di Lorentz, di quanto potenziale c’è nel non sapere, di politica e passione sociale. Non ci accorgiamo del tempo che passa. Si sono fatte le 13, Margherita si alza dal tavolino, seria: “Bene, mi sono fatta una nuova amica”, dice nel salutarmi».
«L’estate dopo», ha continuato Eda come si legge su Vanity Fair, «mi vuole ospite alle Olimpiadi nazionali di astronomia, mi porta in giro per conferenze, mi concede ore e ore di approfondimenti nella sua biblioteca, il che era eccezionale perché aveva qualcosa come 20 mila libri. Così, piano piano, invitata a restare come un’allieva, entrai nel suo quotidiano così regolare: sveglia alla stessa ora, passeggiata con il cane, poi di ritorno i giornali, il pomeriggio lavoro al computer, una pausa alle 16.30 con il marito Aldo. Pasti leggeri: un’insalata semplice, un uovo al tegamino. Lei proprio godeva, in questi rituali piccoli che compiva però al cento per cento. Se camminava, lo faceva con foga, energia, presenza. Se la sentivo battere a macchina, di là, era la dedizione la prima cosa ad arrivare. Insieme al rigore, alla puntualità, a una pienezza decisa e fiera».