La terapia genica può diventare il terzo pilastro per la cura dell’anemia mediterranea. La scoperta risale a 10 anni fa, da allora la tecnica di ingegneria genetica è diventata una terapia. La società americana Vertex Pharmaceuticals ha ottenuto la prima autorizzazione al mondo, a fine 2023 negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e dal mese scorso anche in Europa. La terapia è commercializzata col nome Casgevy ed è stata realizzata in collaborazione con Crispr Therapeutics per il trattamento dell’anemia falciforme (Scd) e della beta-talassemia dipendente da trasfusioni, nota anche come anemia mediterranea. Si tratta di una malattia determinata dalla mutazione dei geni che controllano la produzione di una delle due proteine che costituiscono l’emoglobina. In Italia ci sono circa 7mila persone affette da beta-talassemia, soprattutto in alcune Regioni del Sud (Sicilia, Sardegna, Puglia) e del Centro-Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna). Inoltre, il 73% dei pazienti è dipendente dalle trasfusioni (talassemia trasfusione-dipendente o Tdt).
Le cure di questa malattia sono migliorate negli ultimi decenni, ma i pazienti ogni 2-3 settimane devono sottoporsi a trasfusioni, assumere farmaci quotidianamente e monitorare costantemente i propri valori. Tutto ciò compromette la qualità della vita dei malati. In chi è affetto da beta-talassemia, i globuli rossinon possono legarsi o trasportare il ferro. Le trasfusioni sono necessarie, ma creano ulteriori complicazioni, perché il ferro si accumula in eccesso, quindi il ferro si accumula in organi come cuore e fegato, compromettendone la funzionalità. Ci sono farmaci che aiutano l’organismo a eliminare il sovraccarico di ferro, ma pur essendo diventata una malattia cronica da mortale, la talassemia non è scevra da complicanze, come infezioni, malattie del fegato, alcune forme di cancro e di trombosi. Il trapianto di midollo da donatore compatibile è una alternativa, ma meno di 4 pazienti su 10 possono prendere in considerazione questa strada.
ANEMIA MEDITERRANEA, I VANTAGGI DELLA TERAPIA GENICA
La terapia genica può essere una valida cura per beta-talassemia, oltre che per l’anemia falciforme, che colpisce in Italia in forma grave circa duemila persone. La terapia Casgevy, come spiegato al Sole 24 Ore da Federico Viganò, country manager per l’Italia e la Grecia di Vertex Pharmaceuticals, «può essere utilizzato nei pazienti con almeno 12 anni, per i quali è appropriato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche ma non è disponibile un donatore consanguineo compatibile». Per quanto riguarda i benefici, la terapia può essere somministrata in un’unica dose, «e questo è certamente un punto di forza». Il fatto che sia una terapia autologa e su misura, preparata per ogni singolo paziente «modificando le sue cellule ematopoietiche per riavviare la produzione di emoglobina funzionante», rappresenta un altro vantaggio per Viganò, «perché, a differenza del trapianto di midollo da donatore, non ci sono rischi di rigetto».
Non è chiaro se la terapia genica sia risolutiva per queste patologie: «È un punto su cui ancora si dibatte, ma i dati in nostro possesso, e che riguardano un follow up di 50 mesi (ben oltre lo studio) indicano che il 90% dei pazienti trattati non sono più trasfusione dipendenti e il 94% non ha avuto crisi vaso occlusive». Il manager per l’Italia e la Grecia della casa farmaceutica americana ha precisato che non ci sono segni di decadimento dell‘efficacia della terapia genica e i livelli di emoglobina sono paragonabili a quella della popolazione normale. «Ciò implica che i pazienti non sono soggetti alle complicanze a cui sono soggetti coloro che fanno le trasfusioni».
“COLLABORARE PER PORTARE TERAPIA IN ITALIA IL PRIMA POSSIBILE”
Il problema rappresentato dalle terapie avanzate è la loro sostenibilità. Infatti, bisogna collaborare con le autorità regolatorie riguardo accesso e disponibilità della terapia, tenendo conto anche delle diversità dei sistemi sanitari e nei meccanismi di rimborso nell’Unione europea. «Quando si parla di advance therapy, i modelli di valutazione utilizzati in passato non sempre sono applicabili. Quindi una maggiore flessibilità rispetto ai modelli standard di rimborso sarà necessaria», ha dichiarato Viganò al Sole 24 Ore. Nell’intervista ha aggiunto che è necessaria una collaborazione per fare in modo di rendere «il trattamento disponibile in Italia il prima possibile». Peraltro, siamo il Paese con più alta prevalenza e incidenza di beta-talassemia, quindi con la quantità giusta di centri trapianto di eccellenza disponibili per il trattamento.
«Un primo accordo è stato fatto in Francia, che ha però una legge diversa. Qui, la collaborazione con le autorità regolatorie ha portato all’accesso precoce alla terapia genica per i pazienti affetti da Tdt», ha proseguito il country manager per l’Italia e la Grecia di Vertex Pharmaceuticals. Pertanto, i pazienti eleggibili alla terapia genica possono accedere gratuitamente ad essa «prima del suo rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale. Anche come Assobiotec stiamo discutendo la possibilità che anche in Italia si possa permettere ai pazienti di avere accesso a questi farmaci di particolare importanza scientifica prima ancora della discussione del rimborso».