Le espressioni usate dal presidente del Codacons, Carlo Rienzi, contro Fedez non sono ritenute offensive dalla procura di Roma. Per questo motivo il pm Maria Caterina Sgrò ha chiesto l’archiviazione di alcune delle querele presentate da Fedez contro il numero uno dell’associazione dei consumatori. La battaglia legale, però, è destinata a proseguire, perché Fedez non intende arrendersi. In base a quanto appreso dall’Agi, i legali del rapper faranno opposizione contro la richiesta del pm di Roma.
«Le espressioni utilizzate dal Presidente Rienzi come “sottospecie di cantante”, “ignorante”, “imbecilli”, “ciucci” sono state ritenute, sorprendentemente, non offensive dalla PM», evidenziano gli avvocati di Fedez, secondo cui invece quelle espressioni sono «attacchi personali, finalizzati ad offendere la reputazione del singolo». Invece, sono state trasmesse al tribunale di Milano altre due querele per diffamazione relative all’intervista di Rienzi resa a Radio Capital e due comunicati del Codacons che risalgono al dicembre 2020.
CODACONS A FEDEZ “IMPARI AD ACCETTARE LE CRITICHE”
«Fedez deve imparare ad accettare le critiche che gli vengono rivolte e rispettare il diritto di critica del Codacons», commenta l’associazione dei consumatori in una nota. L’auspicio è che la decisione della procura di Roma di chiedere l’archiviazione «gli serva da lezione, anche perché non vorremmo perdere tempo con le inutili vendette e ripicche del rapper nei nostri confronti, e preferiamo concentrare le nostre attività non su tali personaggi, a nostro avviso sopravvalutati, ma sui problemi reali che quotidianamente assillano i cittadini, dai prezzi alle bollette, alle assicurazioni…».
Anche lo stesso presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha commentato la vicenda: «Se il giudice ha archiviato significa che non c’è nessun reato. Finalmente vige la libertà di parola», le sue parole riportate da Today. Infine, il Codacons ha fatto sapere che Fedez il 6 maggio dovrà comparire dinanzi al tribunale di Roma per rispondere del reato di calunnia ai danni dell’associazione dei consumatori.