In aula, nel corso del processo per la morte di Leonardo Muratovic, giovane pugile ucciso a coltellate ad Anzio il 17 luglio 2022, parla la fidanzata. Proprio mentre racconta di quella serata, che per loro doveva essere di svago, sul volto dell’imputato si disegna un ghigno che sa di beffa e che fa riesplodere la rabbia del padre del ragazzo ucciso, la stessa provata poche ore dopo il delitto, quando si era scagliato contro due buttafuori. Leonardo Muratovic è stato accoltellato ad Anzio il 17 luglio 2022 dopo una lite scoppiata all’interno del locale “La Bodeguita” e terminata all’uscita con il ferimento a morte del giovane pugile.
Nella prima udienza presso la Corte d’Assise di Frosinone, tre gli imputati: i fratelli Adam e Ahmed El Drissi, di 22 e 27 anni, e Amor Hadj, di 29. I tre sono difesi dagli avvocati Cesare Gai, Serena Gasperini e Angela Porcelli. Come dopo aver appreso della morte del figlio, il padre di Muratovic non è riuscito a trattenere la rabbia in aula e dopo il ghigno sul volto di uno degli imputati, ha preso la testa, tanto che il presidente della Corte, Francesco Mancini, ne ha richiesto l’allontanamento dall’aula. L’uomo, croato di origini e residente ad Aprila, è lo stesso condannato per tentato omicidio per l’accoltellamento di due buttafuori all’interno del commissariato di Anzio, dopo aver appreso della morte di Leonardo.
Leonardo Muratovic, tensione in aula al processo
A ricostruire in aula la sera in cui Leonardo Muratovic fu ucciso, quasi due anni fa, l’ex fidanzata, una ventenne originaria del Brasile. La ragazza ha raccontato della lite nata all’interno del locale quando i due fratelli tunisini avevano intimato alla vittima di andare via per non avere problemi. Una volta fuori il venticinquenne era stato accerchiato e colpito ripetutamente con calci e pugni. Poco dopo “fu raggiunto da violenti fendenti, uno alla bocca dello stomaco e un altro al fianco, sferrati con due coltelli differenti, impugnati da mani diverse”. Dopo la ragazza sono stati ascoltati il buttafuori e un’amica della vittima, che hanno aggiunto altri dettagli.
All’udienza erano presenti anche i familiari del pugile di Aprilia, che si sono costituiti parte civile, come spiega Il Messaggero. I tre imputati avevano chiesto il rito abbreviato ma la Corte lo ha respinto, contestando loro l’aggravante dei motivi abbietti o futili. Al Messaggero Francesco Potini, uno dei due legali della famiglia, spiega: “L’udienza ha confermato che l’impianto accusatorio è solido e a nostro avviso difficilmente scalfitile. L’atmosfera in aula è stata a volte tesa, è vero, ma ci rendiamo conto della posizione dei familiari della vittima che si trovano nella stessa aula con i soggetti imputati della morte del loro caro”.