Il Comitato Olimpico Internazionale ha scoperto di avere un gravissimo problema. La Francia ha rimosso nell’immagine degli Invalides di Parigi per i giochi la croce che stava sul pinnacolo (Cfr. Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, 7 marzo 2024). Ora si teme che, quando ci sarà la tradizionale sfilata delle diverse delegazioni, si impedisca di sfilare con la propria bandiera tutti quei Paesi, moltissimi, che presentano in essa simboli religiosi. Si pensi ai molti Paesi islamici con le loro mezzelune e ad altri Paesi europei, ad esempio quelli scandinavi, che hanno colori differenti, ma sulla base comune di una croce. Per non parlare del Regno Unito, dove la bandiera ne presenta addirittura due, incrociate, quella inglese e quella scozzese di Sant’Andrea. C’è poi il caso particolare della Georgia, che aggiunge ad una croce di base quattro crocette nei quattro lati. Proprio la storia della bandiera nazionale di questo Paese è molto significativa, anche se poco conosciuta.
Dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica tutte le nuove repubbliche indipendenti ebbero, tra gli altri, anche il problema di inventarsi una bandiera nazionale. All’inizio in Georgia si decise che la bandiera avrebbe portato in linea orizzontale questi tre colori, dall’alto in basso: bianco, nero, marrone. Naturalmente, soprattutto quest’ultimo colore attirò l’ilarità degli altri Paesi, per ovvi motivi. Così il popolo, questo popolo rimasto tenacemente cristiano nonostante gli anni della dittatura comunista, decise di adottare l’attuale disegno sulla bandiera. D’accordo, forse hanno un po’ esagerato, ma è molto meglio di quella ipotizzata.
Qualcuno, comunque, al Comitato Olimpico sta pensando di trovare qualche alternativa alla tradizione. C’è chi ha pensato che tutti i Paesi possano sfilare con un’unica bandiera dai colori dell’iride, simbolo di tutte le lotte per la pace, per la parità di genere, eccetera eccetera. Pare però che il rappresentante di un piccolissimo Paese asiatico, di cui mi sfugge il nome, ammesso per la prima volta alle Olimpiadi nella specialità della lotta libera e del tiro con la carabina, abbia eccepito. Questa bandiera multicolore, secondo lui, sarebbe stata l’ennesimo esempio di colonialismo culturale dell’Occidente.
E così rimane difficile trovare una soluzione al problema. Forse, secondo qualcuno, si potrebbero far sfilare le delegazioni con le sole aste delle bandiere, senza nulla attaccato. Il nulla a cui tendere, il nulla che si ha in comune, il nulla.
Aspettiamo ora la prossima contestazione: perché non abolire la classifica nelle gare, in modo da evitare il dominio della meritocrazia? In fondo l’importante non è vincere, ma partecipare. Sì, partecipare, ma a che cosa?
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