L’aspettativa di vita è cresciuta drasticamente negli ultimi 150 anni, ma il tempo guadagnato non è di certo vissuto in buona salute e gli ultimi anni sono sempre più caratterizzati da fragilità e disabilità. Si sta sviluppando di conseguenza in questo periodo un interesse sempre maggiore per l’healthy aging, definito dall’Oms come il processo di sviluppo e mantenimento delle capacità funzionali che consentono il benessere in età avanzata. L’invecchiamento in buona salute può portare a una partecipazione prolungata alla forza lavoro, una maggiore produttività grazie al mantenimento delle funzioni cognitive e fisiche e una riduzione dei costi sanitari, spesso sostenuti dal settore pubblico. Investire nella salute in età avanzata, quindi, rappresenta un obiettivo prioritario e una politica economica strategica non solo per la salute della popolazione, ma anche per il contenimento della spesa sanitaria.
È a questo obiettivo che mira il Decreto anziani (Decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane, Legge delega 33/2023), una riforma prevista nel Pnrr e approvata in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio. Attraverso diverse misure di carattere socio-sanitario (ad esempio, strumenti di sanità preventiva e telemedicina a domicilio, diverse forme di cohousing e di turismo per il contrasto all’isolamento e alla deprivazione relazionale e affettiva), il provvedimento si propone di promuovere la dignità e l’autonomia, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della popolazione anziana. Viene inoltre introdotto il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa), costituito dall’insieme integrato dei servizi e delle prestazioni sociali, di cura e di assistenza necessari a garantire un adeguato e appropriato sostegno ai bisogni della popolazione. In particolare, lo Snaa ha lo scopo di riordinare, semplificare e coordinare la programmazione integrata delle tre filiere dell’assistenza pubblica dedicata agli anziani non autosufficienti – politiche sanitarie, sociali e trasferimenti monetari dell’Inps – anche attraverso la gestione delle risorse disponibili e della sostenibilità economica dei servizi di cura e di assistenza a lungo termine.
Tuttavia, come evidenziato da diversi articoli, le misure previste nel decreto attuativo rappresentano solo una parziale realizzazione di questo ampio e quanto mai necessario progetto di welfare. Le motivazioni di questo passo indietro sono da ricercare, come spesso accade, nella gestione delle risorse da destinare alla sanità, più attenta al risparmio nel breve periodo che ai benefici economici di lungo periodo, anche quando questi risultano notevolmente più consistenti e vantaggiosi
Un articolo molto interessante pubblicato su Nature utilizza dati statunitensi per paragonare il valore economico di due strategie differenti. La prima si potrebbe pensare come rappresentativa del sistema italiano attuale e consiste nell’affrontare specifiche patologie nel momento in cui si verificano in modo da allungare la vita il più possibile, senza però assicurare un invecchiamento sano. La seconda si basa su un approccio healthy aging e considera un rallentamento dell’invecchiamento che riduce il ritmo di deterioramento della salute, generando non solo l’allungamento della vita ma anche una compressione degli anni in cattiva salute. In termini di consumo e ore lavorate di un individuo di 40 anni, un allungamento della vita di un anno generato dalla seconda strategia produce un guadagno maggiorato di 1.7 rispetto alla prima; a livello aggregato un rallentamento dell’invecchiamento che aumenta l’aspettativa di vita di un anno vale 38.000 miliardi di dollari, di 10 anni 367.000 miliardi di dollari. Il maggior valore economico è dato dalla generazione di un circolo virtuoso in cui l’incremento dell’età media della società, il conseguente maggior numero di anziani e l’aumento della qualità della vita in età avanzata determinate dal rallentamento dell’invecchiamento alimentano la domanda per un ulteriore intervento sull’invecchiamento. È una dinamica peculiare di questa strategia rispetto a quelle che mirano all’eliminazione di specifiche malattie, il cui guadagno si riduce notevolmente una volta che i relativi trattamenti vengono scoperti e commercializzati.
Evidenze di questo tipo sono numerose, disponibili e accessibili, e servono a incoraggiare la politica per un reale sostegno agli anziani, e per rimanere al passo con altri Paesi europei come Austria, Germania, Francia e Spagna, in cui le riforme per l’età avanzata sono state introdotte già da diversi anni.
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