Il post della docente dell’Università La Sapienza in commemorazione della morte della terrorista delle Brigate Rosse Barbara Balzarani costituisce un altro piccolo segnale di altri fatti, accaduti in questi ultimi anni, non tanto di una riabilitazione del fenomeno terroristico, quanto di una sostanziale “nostalgia” dei tragici anni Settanta, segnati spesso da una violenza fuori da ogni limite. Rimango convinto di quello che penso da decenni: con la morte di Aldo Moro l’Italia perse definitivamente la possibilità del raggiungimento, attraverso il compromesso storico, di una socialdemocrazia forte che avrebbe condotto il Paese verso una strada di sviluppo e democratizzazione molto profonda.
Purtroppo le Brigate Rosse hanno rivestito, con altri poteri, il fattore importante per il fallimento di questo processo e, con il trascorrere degli anni, bisogna dire che proprio quel giorno fatidico iniziammo a entrare in una crisi che ci ha condotti a quella, terrificante, attuale. Nel tragico attentato al leader Dc ormai da anni si sa che l’organizzazione tattica del rapimento di Moro contò sulla regia del gruppo terroristico argentino “Montoneros”, a conferma che l’internazionale della violenza si basava su una fortissima collaborazione, al punto che responsabili dei Montoneros vivevano tranquillamente nel nostro Paese.
Però l’argomento di questo articolo non pretende di rivelare particolari già conosciuti della storia, ma di ricordare come in Argentina la storia stessa di quegli anni è stata modificata, a partire dal 2003, al punto di trasformare gli appartenenti a gruppi terroristici nella favoletta della “gioventù meravigliosa” non solo riabilitando il fenomeno, ma addirittura inculcandolo nelle scuole pubbliche.
Anni fa abbiamo pubblicato diversi articoli ristabilendo una verità confermata da fatti realmente accaduti, non frutto di manipolazione culturale: in poche parole, dal 1969 al 1975 questi gruppi organizzarono oltre 12.000 attentati con l’uso di 4.000 bombe che provocarono ben 17.000 feriti e oltre 1.800 morti. In pratica una vera e propria guerra civile senza se o senza ma, in piena democrazia, che poi, successivamente trasformò i terroristi in combattenti contro la genocida dittatura militare, che però iniziò nel 1976.
Quando nel 2003 Nestor Kirchner venne eletto Presidente dell’Argentina con appena il 21% dei voti era chiaro che con quei numeri non avrebbe potuto governare molto: per rafforzare il suo potere imbarcò tutte le associazioni dei cosiddetti “diritti umani”, Madri e nonne della Plaza de Mayo a cui poi seguirono decisioni alquanto strane come quella di annullare l’amnistia generale decretata dall’ex Presidente Carlos Menem il 7 di ottobre del 1989 sia a terroristi che ai militari condannati nei vari processi per gli anni ’70, ripristinando però le condanne solo ai secondi. A quel punto molti ex esponenti del terrorismo, riabilitati, non solo furono assolti, ma anche risarciti economicamente e addirittura alcuni ebbero incarichi politici.
La decisione dell’assoluzione ovviamente provocò l’allargamento del consenso, nella pratica, di gran parte non solo del peronismo nella sua totalità, ma anche della sinistra, dando inizio a un processo di distruzione etica e morale del Paese, arrivato fino all’avvento dell’elezione di Javier Milei, non solo a livello di corruzione, ma anche di una giustizia che ha protetto i diritti della criminalità e oppresso, per esempio, quelli sia di polizia e gendarmeria destinati a combatterla.
Ora è giunto il momento di mutare certi valori che hanno in pratica distrutto l’attuale società. Cambiando radicalmente non solo quelli descritti sopra. ma anche il rispetto nel mondo della scuola, del lavoro e altri, protagonisti di un eccessivo libertarismo. Come si vede la giustificazione della violenza politica degli anni ’70 ha provocato, a cascata, una filosofia che alla fine ha degenerato la società intera che però, con il voto del 19 novembre, ha chiesto quel cambio radicale che Milei pare stia attuando proprio anche ristabilendo certi valori. Il tempo dirà se poi il suo programma si attuerà completamente.
Al momento in Italia, anche con l’esempio con il quale abbiamo aperto il nostro articolo, pare che le cose, seppure in forma minimale, siano apparse: sintomo che potrebbe, se non contrastato fin dall’inizio, portare a una decadenza anche istituzionale, che già si vede da anni nella politica e che minaccia, purtroppo, pure la società nella quale viviamo. E purtroppo, per ora, non abbiamo ancora una carta Milei da “rischiare” di giocarci.
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