LE PRIME PAROLE DEL TENENTE STRIANO SUL CASO DOSSIERAGGIO: “RISPONDERÒ SOLO AI GIUDICI”
Il protagonista del presunto scandalo dossieraggio, il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, parlerà solo coi giudici ma “promette” che molto ancora deve essere svelato: lo spiega lui stesso in un colloquio su WhatsApp con i colleghi de “il Giornale”, dopo una chat intercorsa nella serata del 9 marzo. «Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati», sono le esatte parole di Striano, uno degli indagati nell’inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio contro politici, imprenditori e vip (scattato dalle denunce mesi fa del Ministro della Difesa Guido Crosetto).
Secondo le ipotesi finora fornite dal procuratore di Perugia Cantone e dal procuratore nazionale Antimafia Melillo, Striano assieme al pm della Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo Antonio Laudati avrebbe sfruttato l’immensa mole di banca dati sensibili a disponibile della DNA accedendo a migliaia di informazioni riservate relative a centinaia di persone tra politici, imprenditori, vip e quant’altro. Non solo, l’ipotesi dell’inchiesta è che lo stesso Striano abbia conservato notizie riservate e dati sensibili da inviare ad alcuni giornalisti costruendo delle sorti di “dossier” catalogati in un diario privato.
POLITICI SPIATI, STRIANO DIEDE IL DIARIO AI PM: PERCHÈ LO FECE E COSA EMERGE ORA SUI PRESUNTI CONTATTI CANCELLATI
Mentre al Governo il Ministro Crosetto “frena” sull’ipotesi di una commissione d’inchiesta parlamentare sullo scandalo dossieraggio, avanzata ieri dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, non si frenano le indagini anche giornalistiche su cosa possa aver dato origine al particolare e potenzialmente deflagrante scandalo dossieraggio. «Penso come Nordio che sia necessaria per ricostruire la credibilità delle istituzioni e per consentire al Parlamento di lavorare sugli strumenti legislativi con cui impedire altri abusi in futuro», ha detto nell’intervista a “La Stampa” il titolare della Difesa, sottolineando però come vi sia del tempo «per ogni cosa. Ora c’è che l’indagine che sta portando avanti Cantone e l’idea di una commissione non deve depotenziarla, né fermare il lavoro già iniziato da Copasir e Antimafia». Sull’origine dell’inchiesta invece importanti sono le rilevazioni pubblicate da “La Stampa” e dal “Corriere della Sera” che fanno emergere un quadro ancora molto oscuro e opaco sui rapporti tra il tenente Striano, il procuratore antimafia Laudati e il mondo della magistratura legata alla Procura Nazionale Antimafia.
E in particolare è il ruolo del diario privato di Striano a tornare di strettissima attualità: secondo col “CorSera”, il tenente della Finanza avrebbe di sua sponde consegnato i suoi materiali al procuratore di Perugia «scoperchiando il vermicaio» (cit. Cantone durante l’audizione alla Commissione antimafia, ndr). «Due mesi prima che scattassero le perquisizioni su telefoni e computer usati dal finanziere il 10 marzo 2023, il caso in mano alla procura di Roma stava per concludersi in un sostanziale silenzio», racconta Bianconi sul “Corriere”. Dopo la denuncia di Crosetto alle autorità il 31 ottobre 2022 – in seguito ad alcuni articoli del “Domani” sulla sua situazione personale con dettagli dei patrimoni – le indagini dei pm stavano per concludersi tanto che a Roma stavano per inviare l’avviso di conclusione delle indagini su Striano (a Laudati avevano chiesto informazioni sul tenente della GDF, è poi emerso). Prima della conclusione delle indagini però Striano viene convocato per dare una sua versione dei fatti: ed è dunque nel gennaio 2023 che il tenente decide di rivelare come da anni «svolge interrogazioni “ad ampio raggio” su ordine del pm responsabile del suo ufficio, come da prassi, in cerca di Segnalazioni di operazioni sospette (Sos)». Non solo, Striano consegna ai magistrati il suo “diario” con tutti gli accessi e gli elenchi dei personaggi “spiati” con le banche dati. A quel punto i pm chiedono conto a Laudati e si arriva così all’inchiesta come la conosciamo oggi: il pm Laudati nega di aver partecipato a tale “dossieraggio” mentre da ultimo – qui rivela “La Stampa” – vi sarebbe anche l’ipotesi choc di un lungo elenco di contatti che sarebbe stato cancellato dallo stesso Striano prima di consegnare il proprio documento. Da telefoni e computer potrebbero infatti essere spariti diversi nomi, ragionano a Perugia, in quanto sono trascorsi 2 mesi tra l’avviso di garanzia inviatogli dalla Procura di Roma e l’interrogatorio di inizio gennaio 2023.