Dopo anni di tentativi più o meno andati a vuoto, per Christopher Nolan è giunto il momento del trionfo agli Oscar: l’edizione 2024 ha visto infatti il dominio quasi assoluto di Oppenheimer, il film dedicato all’inventore della bomba atomica che si è aggiudicato sette premi, tra cui quello per il miglior film e la miglior regia, i due attori Cillian Murphy e Robert Downey jr, e le statuette per la fotografia, il montaggio e la colonna sonora. L’unico film a tenere testa alla biografia firmata da Nolan è stato Povere creature, il Leone d’Oro diretto da Yorgos Lanthimos, che ha collezionato i premi per la migliore attrice (la sorpresa della serata, non perché Emma Stone non sia strepitosa, ma perché si dava per favorita Lily Gladstone di Killers of the Flower Moon, il terzo film di Martin Scorsese a finire a mani vuote su dieci nomination), la scenografia, i costumi, il trucco e acconciatura.
Io, capitano di Matteo Garrone non è riuscito a vincere come miglior film internazionale, lasciando l’Oscar a La zona d’interesse, il grande film diretto da Jonathan Glazer (al netto delle stupide dichiarazioni di Massimo Ceccherini e Sabrina Ferilli, che danno la colpa del successo del film al suo tema, la Shoah), che ha anche giustamente vinto il premio per il miglior sonoro. È la prima volta che vince un film del Regno Unito nella categoria dei film stranieri, questo perché il film batte bandiera inglese, ma è recitato in tedesco. E a proposito di prime volte, Wes Anderson conquista la sua prima statuetta per il cortometraggio La meravigliosa storia di Henry Sugar.
Il grande sconfitto della serata, rispetto al fatto di essere il più grande incasso del 2023, è Barbie, che oltre al premio per la miglior canzone, il secondo vinto da Billie Eilish dopo No Time To Die, ha perso tutti gli altri premi in cui poteva avere delle chance, partendo dalla sceneggiatura adattata, premio andato ad American Fiction, passando all’attrice non protagonista (Da’Vine Joy Randolph per The Holdovers ha battuto America Ferrera), fino ai premi tecnici, dove il film diretto da Greta Gerwig è stato regolarmente sconfitto da Povere creature. Tra le rivelazioni dell’annata invece ci sono stati Anatomia di una caduta, la Palma d’oro che su cinque nomination ha ricevuto il premio per la miglior sceneggiatura, e Il ragazzo e l’airone, il film di Hayao Miyazaki che ha sconfitto Spiderman: Across the Spider-verse come miglior film animato, regalando al regista giapponese la seconda statuetta. E a proposito di Giappone, meritato il premio per i migliori effetti speciali assegnato a Godzilla Minus One.
Se la qualità dei film quest’anno è stata la più alta da parecchi anni a questa parte, lo spettacolo invece ha fatto più fatica a rialzarsi dopo le piatte serate degli scorsi anni, ci è in parte riuscito con l’esibizione di Ryan Gosling nella canzone I’m Just Ken e la prova comica del wrestler John Cena. È stata la politica, in senso lato, a rendere lo spettacolo più pregno, checché ne pensino i Governi e gli amministratori delle tv pubbliche: quando Mstyslav Černov è salito a ritirare il premio per il miglior documentario, 20 Days in Mariupol, abbiamo potuto assistere a uno dei momenti più emozionanti della serata. E non ce ne vogliano i commentatori Rai, ma la conduzione di questa edizione finalmente sulla tv pubblica, non valeva la metà dei duetti tra Francesco Castelnuovo e Gianni Canova su Sky negli scorsi anni.
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