E tre. Il cacciatorpediniere della Marina militare italiana Caio Duilio (D554) ha sventato un’altra minaccia alla sicurezza nel Mar Rosso, abbattendo due droni aerei lanciati dagli Houthi yemeniti, nell’ambito dell’operazione europea Aspides, alla quale il Caio Duilio partecipa da dicembre 2023 quale piattaforma di comando. Il cacciatorpediniere italiano ha agito per legittima difesa mentre i droni si avvicinavano alla nave con intenti ostili. Lo stato maggiore della Difesa italiano ha segnalato l’operazione, evidenziando la risposta rapida e sicura dell’equipaggio della nave, che ha scongiurato un potenziale pericolo per la nave e il suo personale.
Questo incidente segue uno simile che si è verificato il 3 marzo, quando la Caio Duilio ha abbattuto un drone che si stava dirigendo verso la nave con una traiettoria e una velocità che suggerivano intenti ostili. Il Caio Duilio è un cacciatorpediniere di nuova generazione della classe Orizzonte, in servizio con la MMI dal 2009. La nave è dotata di sistemi di combattimento all’avanguardia e di un equipaggio altamente qualificato, che la rendono una delle unità più avanzate della flotta italiana.
“Non posso entrare nei particolari per motivi di sicurezza – ha dichiarato il ministro alla Difesa Guido Crosetto –, ma questa notte (l’altra notte per chi legge, ndr) gli attacchi sono stati condotti in modo diverso rispetto alle altre volte. Sono stati bravi gli uomini e le donne del Duilio ad abbattere due droni, ma è una sfida che si evolve di settimana in settimana. La zona è diventata pericolosa. Gli attacchi Houthi sono passati nelle ultime settimane dalle navi mercantili direttamente alle navi militari, che sono presenti esclusivamente per garantire il traffico commerciale”.
Come si diceva, sono saliti a tre i droni Houthi abbattuti dalla nave militare italiana, anche se da parte dei terroristi yemeniti si continua a falsare la realtà, sostenendo che i loro attacchi abbiano per obiettivo solo navi americane, britanniche e israeliane o quelle dirette verso Israele. A conferma delle fandonie, l’altro giorno gli Houthi avevano tentato di colpire il mercantile Pinocchio (proprietà di Singapore e bandiera liberiana). Ma la controinformazione dei fanatici islamisti non conosce vergogne: a qualche giorno di distanza dal primo abbattimento del drone effettuato dal Duilio il vicecapo dell’autorità per i media degli Ansar Allah (gli Houthi) e presidente del Cda dell’agenzia di stampa Saba, Nasr al-Din Amer, si piccava di affermare che “l’attacco contro un drone Houthi da parte di una nave italiana è stato inaccettabile e non sarebbe dovuto accadere”, e che per questo adesso la sicurezza delle nostre imbarcazioni sarebbe stata a rischio. Come se invece di distruggere il drone, il Dulio avesse dovuto “accettarlo” e porgere scuse.
“La Marina militare italiana garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili”, commenta il vicepremier e titolare degli Esteri Antonio Tajani. “La missione Aspides – continua Crosetto – risulta fondamentale, ma bisognerà lavorare ulteriormente con tutti i partner per una soluzione definitiva al problema. Dobbiamo arrivare con i nostri alleati a una soluzione in tempi brevissimi. Non basta l’approccio militare, la scorta alle nostre navi. Occorre “affiancare altri sistemi, interventi, trattative politiche e diplomatiche per far cessare gli attacchi, che non incidono come vorrebbero gli Houthi sulla guerra a Gaza ma sull’economia, in particolare quella italiana. Noi siamo partiti per primi, abbiamo denunciato i rischi per primi, siamo stati i primi che abbiamo inviato una nave, i primi che hanno voluto il coinvolgimento dell’Europa, i primi a volere che l’allargamento del problema vada anche alla Cina, all’India, a volere che diventi un problema globale, non soltanto di una parte del mondo. Speriamo di ottenere un risultato nel più breve tempo possibile”.
Anche perché c’è un sospetto che si sta facendo largo, tra la miriade di ipotesi sulla domanda fondamentale: cui prodest? Ossia: a chi giova l’interdizione delle rotte attraverso il Mar Rosso e Suez? Davvero può agevolare la sorte di Hamas? O piuttosto è solo uno dei fattori in campo di questa specie di guerra mondiale frammentata che si combatte con armi ma anche con spregiudicate strategie di concorrenza commerciale? È abbastanza evidente che le assicurazioni e i salvacondotti degli Houthi ai carghi russi o cinesi, ad esempio, creino già da sole una sperequazione che si riflette sui mercati occidentali con rialzi dei prezzi di trasporto e di assicurazione delle navi potenziali bersagli (costrette alla circumnavigazione dell’Africa), e quindi delle merci che comunque arrivano sui mercati con fortissimi ritardi, mettendo in crisi attività portuali e catene produttive. A pensare male si ha quasi sempre ragione, si diceva, ma in questo conflitto tutto sembra ben organizzato dall’“internazionale anti-occidente” (Iran, Russia, Cina & partner, come la Nord Corea).
Altro che sostegno ai palestinesi, insomma: secondo Crosetto si tratta invece di una “guerra ibrida a tutto il sistema economico occidentale, a favore di uno alternativo”. Se è così, anche gli attacchi ripetuti delle forze angloamericane contro obiettivi Houthi sono destinati a non modificare più di tanto lo scenario. Gli ultimi raid hanno colpito e distrutto un drone sottomarino e 18 missili balistici antinave yemeniti pronti all’uso. In risposta, i terroristi filo-iraniani hanno annunciato un aumento degli attacchi durante il Ramadan. La loro guerra viene prima della loro religione. Anzi, la loro religione è diventata il pretesto per la loro guerra.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.