Aveva già tentato il suicidio e poche ore fa è stato trovato morto in cella, nel carcere di Pavia, dopo un periodo trascorso in comunità. È il caso di Jordan Jeffrey Baby, trapper 26enne il cui avvocato, secondo quanto riporta Il Giorno, avrebbe parlato di presunti abusi subiti dal giovane detenuto condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per rapina con l’aggravante dell’odio razziale. Jordan Jeffrey Baby, vero nome Jordan Tinti, sarebbe stato trovato impiccato alle sbarre, come riportato dal suo legale Federico Edoardo Pisani.
Stando a quanto ricostruito finora, il trapper avrebbe tentato almeno due volte di togliersi la vita e il suo avvocato aveva denunciato una grave carenza nella sorveglianza. “L’ho sentito al telefono lunedì pomeriggio – avrebbe dichiarato il legale, riporta il quotidiano –, erano le 17, ci siamo lungamente parlati e l’ho rassicurato. Invece la mattina seguente mi ha telefonato suo padre in lacrime continuando a ripetermi che era morto. Jordan aveva solo bisogno di essere aiutato. Era vittima dello stesso personaggio che si era costruito. Era una delle persone più educate che io abbia mai conosciuto“. Secondo il racconto del legale di Jordan Jeffrey Baby, sul cui decesso interverrà una indagine, ci sarebbe una stranezza da vagliare: “Ho saputo che aveva appena avuto un contatto con un discografico. Suo padre e io chiederemo che venga fatta chiarezza sulla morte. Le persone che gli avevano fatto del male probabilmente sono ancora detenute in quel carcere“.
Morte del trapper Jordan Jeffrey Baby: la ricostruzione finora emersa
Processato con rito abbreviato, il trapper Jordan Jeffrey Baby era stato condannato dal Tribunale di Monza, lo scorso aprile, a una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione per rapina aggravata dall’odio razziale nei confronti di un 42enne nigeriano al quale, con Gianmarco Fagà noto “Traffik”, avrebbe rubato bici e zaino in stazione. Un fatto che sarebbe stato filmato e condiviso su YouTube. Pochi mesi fa, al trapper 26enne sarebbe stato concesso l’affidamento terapeutico in comunità, poi sospeso circa 10 giorni prima della sua morte perché, avrebbe spiegato il suo avvocato, come riporta ancora Il Giorno, nella sua stanza sarebbero stati rinvenuti un telefono e un pacchetto di sigarette.
A quel punto, Jordan Jeffrey Baby sarebbe stato condotto nuovamente in carcere a Pavia, lo stesso penitenziario in cui, a suo dire, sarebbe stato vittima di violenze e abusi. “Ci sono due procedimenti in Tribunale a Pavia – ha precisato il suo legale –. In uno ci siamo costituiti parte civile. Nell’altro ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione“. In quel carcere si sarebbero susseguiti 9 suicidi tra il 2021 e il 2022. Agi riporta che proprio nel 2022, dopo che tre detenuti si sarebbero tolti la vita nel giro di appena un mese, una delegazione di avvocati avrebbe visitato la struttura rilevando una situazione allarmante tra carenza di personale e ambienti non adatti ad accogliere la popolazione carceraria che vi si trova reclusa.