Humza Yousaf, il premier della Scozia erede di Nicola Sturgeon, a capo degli indipendentisti, ha parlato per la prima volta con un quotidiano europeo, ovvero Repubblica, tracciando la rotta futura della nazione che guida ormai da un anno. Il suo sogno, e quello del suo partito, è di vedere realizzata l’indipendenza scozzese dal governo di Londra, ed è intenzionato a vederlo realizzato nel corso della prossima legislatura.
La Scozia, infatti, andrà al voto quest’anno e il sogno dell’indipendenza, secondo Yousaf, “è più vivo che mai”, con “alcuni sondaggi recenti che lo danno ancora forte come una roccia, oltre il 50%“. Si dice, peraltro, convinto che “se saremo maggioranza alle elezioni, Londra non potrà ignorarci. Se ci sarà un governo laburista tra qualche mese, come pare dai sondaggi, ci potrebbe essere più rispetto verso noi indipendenti. Ma dobbiamo vincere le elezioni, altrimenti il sogno dell’indipendenza retrocederà”. L’indipendenza della Scozia, secondo il premier, è sempre più impellente, spiegando che “la Brexit continua a fare sempre crescenti danni: produttività bassa, disuguaglianze in aumento, meno reddito pro capite. Il Regno Unito è in declino” e il sogno indipendentista gli permetterebbe di “rientrare nel mercato unico Ue“.
Il premier Yousaf: “Scozia farà parte della Nato, ma senza armi nucleari”
La Scozia indipendente e nuovamente dentro all’Unione Europea, poi, spiega il premier Yousaf, punterà a “far parte della Nato“. In tal senso, però, continua a dirsi convinto di volersi “disfare delle armi nucleari” britanniche, riferendosi al criticato sistema deterrente ‘Trident’ che si trova sulle coste scozzesi, puntato ovviamente contro la Russia di Vladimir Putin. “La nostra posizione”, sottolinea a Repubblica, “non cambia”.
Parlando, poi, brevemente di esteri, e soprattutto della guerra tra Israele e Hamas che per il premier della Scozia è di centrale importanza, avendo parenti e amici a Gaza, si dice un fermo sostenitore della soluzione “dei due stati. Io sono il primo a battermi per uno Stato di Israele sicuro, protetto e pacifico. Ma ciò, a lungo termine, potrà realizzarsi solo con un Stato palestinese ugualmente sicuro, protetto e pacifico” e si dice, peraltro, pronto a riconoscerlo “unilateralmente, qualora ci fosse un veto di Israele”.