“Summum ius summa iniuria” è la famosa locuzione latina (il massimo del diritto è il massimo dell’ingiustizia) con la quale si potrebbe riassumere il messaggio del film La sala professori, diretto da Ilker Catak, ancora nelle sale.
La protagonista è Carla Novak, una giovane e promettente insegnante al suo primo incarico. Insegna matematica ed educazione fisica in una seconda media in Germania. Tutto sembra andare bene fino a quando una serie di piccoli furti all’interno della scuola mette in subbuglio l’istituto, in cui vige la legge non scritta della tolleranza zero. Quando i sospetti cadono su uno dei suoi studenti, Carla decide, in totale autonomia, di indagare personalmente scatenando una serie inarrestabile di reazioni a catena. Mossa da fini apparentemente elevati, come scovare il colpevole senza venir meno allo stile “buonista” con cui si rapporta ai suoi giovanissimi allievi o al rispetto formale verso i colleghi (si danno del lei), la prof idealista lascia accesa una webcam in sala professori e scopre così che l’ammanco nel proprio portafoglio è dovuto ad una delle segretarie della scuola, peraltro efficienti e cordialissime. A questo punto si assiste al dilemma: deve prevalere il dovere di punire il furto o quello di punire chi ha violato la privacy in modo così smaccato?
La segretaria viene intanto sospesa dal lavoro, ma suo figlio, che è un alunno di Carla, ne soffre terribilmente. Nella scuola, multietnica, si scatena una lotta di “tutti contro tutti”, dove anche i tentativi della preside di riportare i protagonisti al buon senso cadono nel vuoto.
Si vede tra le righe all’opera un malinteso senso di responsabilità personale, e il conflitto tra i redattori del giornalino d’istituto e la docente è tutto giocato sui “diritti” e mai sulla sostanza. Oscar, il figlio della segretaria incriminata, non accetta la meritata sospensione e viene portato fuori a forza da due poliziotti.
Il regista segue passo passo l’intensa Leonie Benesch che impersona la protagonista rigida e coerente fino all’ultimo, nel crescendo di un dramma nichilista, senza speranza. Il rispetto che un tempo la scolaresca aveva per lei è sostituito poi dal sentimento umorale, per cui all’insegnante si dà retta finché è simpatico, sa intrattenere.
La colonna sonora asciutta e perfetta non riesce ad alleggerire il clima fosco che si respira nell’istituto. Il titolo appare adeguato, perché quasi tutte le scene sono ambientate appunto nel chiuso della sala professori o nel recinto della classe incriminata.
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