Una pediatra dell’ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio con le accuse di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio. I fatti, come riportato dal Corriere del Trentino, risalgono al 2017, quando un bambino di 4 anni fu portato dai genitori al pronto soccorso della struttura sanitaria di Cles dopo avere ingerito un pezzo di formaggio prodotto con latte crudo, che successivamente sarebbe risultato contaminato dal batterio escherichia coli. I medici, essendosi accorti subito della gravità della situazione, disposero immediatamente il trasferimento.
All’arrivo all’ospedale Santa Chiara, tuttavia, il piccolo paziente non era stato assistito come necessario. La pediatra infatti si rifiutò di visitarlo, come un collega le aveva chiesto, lasciando a quest’ultimo il compito di gestire il caso da solo. È in questo modo che, secondo il gup Enrico Borrelli, “avrebbe causato un ritardo nella diagnosi della malattia di Seu (la sindrome emolitico-uremica, quella da cui è affetto il bambino, ndr) scoperta solo tre giorni dopo, e quindi nell’inizio della terapia”. Il piccolo adesso per questo motivo si trova in stato vegetativo.
Bimbo in stato vegetativo per formaggio contaminato: le condanne
La pediatra dell’ospedale Santa Chiara di Trento non è ad ogni modo l’unica ad essere finita a processo per il caso del bambino in stato vegetativo per avere ingerito un pezzo di formaggio contaminato dal batterio escherichia coli. Lo scorso dicembre Lorenzo Biasi, l’ex presidente del caseificio sociale di Coredo (dove fu acquistato dalla famiglia il cibo incriminato), e il casaro Gianluca Fornasari sono stati condannati infatti per lesioni personali gravissime e hanno dovuto pagare una multa di 2.478 euro.
Le indagini dei Nas infatti hanno stabilito il nesso causale tra l’assunzione di quel tipo di formaggio contaminato e l’insorgere della malattia di Seu, che ha indotto al bambino uno stato vegetativo insanabile. Dopo il lungo processo in questione, dunque, ce ne sarà un altro a carico della pediatra.