Svolta nelle indagini sulla morte di Denny Magina, 29enne precipitato da una finestra a Livorno nell’agosto 2022. Un uomo di 34 anni di nazionalità tunisina, già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati allo spaccio di stupefacenti (per i quali è recluso dal novembre dello stesso anno), è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Un provvedimento che, riporta Tgr Toscana, è stato eseguito poche ore fa dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Livorno.
Il tunisino risulta ora indagato per la morte di Denny Magina, che la mattina del 22 agosto di 2 anni fa morì dopo la caduta dal quarto piano di una palazzina di via Giordano Bruno. Stando all’ipotesi degli inquirenti, il 34enne non avrebbe avuto una precisa volontà di uccidere, ma la vittima, trovandosi nei pressi di una finestra aperta, sarebbe stato colpita con un violento pugno al volto dall’indagato nel corso di una lite e sarebbe precipitata all’indietro finendo per perdere la vita. La famiglia di Denny Magina, ricostruisce La Nazione, non aveva mai creduto al suicidio.
Morte di Denny Magina: le indagini fino alla svolta con l’arresto di un 34enne già in carcere per spaccio
Le circostanze del decesso di Denny Magina erano apparse da subito sospette. Preziosi per le indagini, ricostruisce la Tgr Toscana, i video girati da alcuni passanti subito dopo la caduta del giovane: sequenze che avrebbero ripreso le persone che si erano affacciate alla stessa finestra e avvicinate al 29enne morente a terra. Nei prossimi giorni è atteso l’interrogatorio di garanzia a carico dell’indagato.
A incastrare il tunisino, già in carcere per spaccio e ora accusato dell’omicidio preterintenzionale del 29enne, avrebbe contribuito anche un particolare: “Le tracce lasciate dall’anello indossato in quel momento dall’aggressore – hanno spiegato i militari in una nota riportata dall’Ansa – hanno fatto convergere le indagini sul cittadino extracomunitario“. Segni compatibili, secondo gli inquirenti, con la ferita al labbro della vittima nella quale sarebbero state isolate 1291 particelle di platino e argento, metalli componenti lo stesso anello, e corrispondente anche per forma a quello che il 34enne tunisino avrebbe indossato al momento del decesso di Denny Magina. Il tunisino e un connazionale si sarebbero poi dati alla fuga dopo aver cercato di evitare la caduta afferrandolo invano per le caviglie. Questa ricostruzione sarebbe documentata dalla evidenza di tracce di Dna dei due sui pantaloni della vittima. Il sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, in conferenza stampa, ha fatto il punto sull’inchiesta precisando che “allo stato, la misura cautelare riguarda un solo soggetto però le indagini andranno ancora avanti per un po’ perché ci sono anche altri profili” da valutare.