Dopo (molto dopo) Stati Uniti ed Europa, anche il Giappone è stato infine costretto ad abbandonare la politica economica dei tassi d’interesse negativi, portandoli sopra allo 0% per la prima volta dal 2007. Un aumento assolutamente timissimo e, peraltro, neppure approvato da tutti e 7 i decisori della Banca centrale giapponese, ma che segna comunque un cambio di rotta importante, per il paese, che era diventato una sorta di esempio per il resto del mondo.
L’annuncio dell’aumento dei tassi d’interesse in Giappone è stato fatto nella giornata di ieri dalla stessa Banca centrale locale. Nei prossimi giorni, i tassi passeranno dall’attuale -0,1% fino ad una percentuale compresa tra lo 0 e lo 0,1%, mentre la Bank of Japan ci tiene a precisare chiaramente che la politica monetaria rimarrà “normale, tenendo presente l’importanza di mantenere un ambiente accomodante”. Dietro alla decisione del Giappone di aumentare i tassi d’interesse c’è il recente aumento dei salari del 5,28%, il più alto dal 1991, e che fa ben sperare in un aumento dei consumi, rimasto fino ad ora irrealizzato nonostante le politiche estremamente espansive.
Giappone: oltre ai tassi d’interesse negativi, addio anche al programma Ycc
La decisione del Giappone di aumentare i tassi è, insomma, una novità piuttosto importante, ma che stando alle stime attuali non avrà grandissimi impatti sulla popolazione o sulle imprese. L’ultima stretta monetaria venne attuata nel 2007, mentre dal 2016 i tassi erano stati portati sotto lo zero dalla Bank of Japan, come parte di un più grande piano di espansione economica e monetaria, sostenuto anche da un programma di controllo della curva dei rendimenti (chiamato Ycc), che prevedeva massicci acquisti di titoli di stato per tenere bassi i tassi senza impatti economici.
Ora, con l’aumento dei tassi di interesse in Giappone, è stata anche abbandonato il programma Ycc, complesso da gestire, con la promessa, però, che gli acquisti di titoli di stato saranno “più o meno” uguali alla situazione attuale. Difficilmente, infine, all’attuale aumento ne seguiranno nuovamente altri a breve, sia per le divisione che si sono create all’interno del board della Bank of Japan, sia perché l’obiettivo di portare l’inflazione sotto il 2% (perseguito fin dal 2013) può dirsi ormai praticamente completato.