30 anni esatti dopo l’uccisione della giornalista Rai Ilaria Alpi, in un agguato a Mogadiscio nel quale morì anche il suo operatore di macchina Milan Hrovatin, il caso potrebbe essere riaperto e, forse, giungere finalmente ad una qualche conclusione. Tanti i problemi che sono sorti dal 1994 ad oggi per ricostruire la verità sui mandanti dell’omicidio, probabilmente commissionato perché la giornalista stava indagando su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici in cui sarebbe stata coinvolta l’Italia.
L’unica, vaga (vaghissima), conclusione a cui si giunse sull’omicidio di Ilaria Alpi era la colpevolezza di tale Hashi Omar Hassan, all’epoca studente e che finì in carcere per 16 anni, accusato da Ahmed Ali Rage, detto Gelle, di essere parte del commando che uccise la giornalista. Nel 2015, però, Gelle, prima a Chi l’ha visto e poi alla Corte d’appello, ritrattò la sua accusa, giustificandosi con il fatto mentì per scappare dalla Somalia e per soldi, salvo poi sparire nel nulla e non riconoscere mai la paternità delle sue dichiarazioni. Così, le indagini sulla morte di Ilaria Alpi sono naufragate in un sonoro nulla di fatto, tornate al punto di partenza del 1994. Almeno, forse, fino ad ora.
Yahya Amir: “Cassese mi chiese di mentire sul caso Ilaria Alpi”
Sulle pagine della Stampa, infatti, il professore somalo Yahya Amir, che già nel 1997 raccolse le denunce dei somali vittime delle violenze del contingente italiano (tra i quali, peraltro, anche lo stesso Hassan), ha dato una ricostruzione inedita dell’accaduto. “Un giorno c’erano sette o otto giornalisti, io sono arrivato con l’ambasciatore”, racconta, “e mi ha detto: ‘Prepariamo i giornalisti, ci vai a parlare, devi dire che Hashi è colpevole, che è questo quello che è avvenuto e che i soldati italiani erano buoni con la popolazione'”.
L’ambasciatore a cui fa riferimento è Giuseppe Cassini, che nel biennio 1997-1998 individuò il testimone (poi scoperto essere falso) Gelle per il caso Ilaria Alpi. “I giornalisti registreranno”, promise Cassini a Yahya, “e tu sarai libero di rimanere in Italia o di andare dove vuoi“, e gli consegnarono “una busta di carta, una grande busta, di color cemento; l’ho aperta e c’erano sessanta mila dollari“, che dichiara di non aver accettato. Secondo Yahya, in altre parole, il caso attorno ad Hassan per la morte di Ilaria Alpi era montato, dallo stesso Cassini. Quest’ultimo, interpellato dalla Stampa, ha negato l’esistenza di quei 60mila dollari, e pur riconoscendo di aver conosciuto Yahya, nega ogni accusa.