Non dovrebbe avere neppure inizio il procedimento disciplinare a carico di Antonio Laudati, finito nel mirino della procura di Perugia per lo scandalo dei dossieraggi che trapelati dalla Direzione nazionale antimafia quando dirigeva l’ufficio Sos, dove si centralizzavano le segnalazioni di operazioni sospette che arrivavano dalla Banca d’Italia. Stando a quanto riportato dal Giornale, tra meno di un mese il magistrato andrà in pensione, quindi sarà al riparo dal punto di vista disciplinare dalle conseguenze di questa bufera. Intanto, l’indagine penale contro Laudati va avanti per tre reati: accesso abusivo a sistemi informatici, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Sommati aritmeticamente, aggiunge il quotidiano, potrebbero comportare una pena di 10 anni. Alla luce di ciò, ci si interroga sulla strategia processuale del magistrato.
Laudati finora ha scelto di non parlare con la procura di Perugia, anche se era stato convocato per interrogarlo. Ma il suo legale ha precisato: «Dimostrerà la sua estraneità ai fatti contestati». Il problema è che nel frattempo sono piovute accuse, come quella del suo collaboratore più stretto, il finanziere Pasquale Striano, che alla Verità ha chiarito di aver solo eseguito i suoi ordini. C’è poi il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, il quale ha confermato alla commissione Antimafia che sicuramente Striano non agiva da solo. L’ultimo è Andrea De Gennaro, comandante generale della Guardia di Finanza, che all’Antimafia ha indicato in Laudati la persona che dirigeva le attività di Striano.
CASO DOSSIERAGGI, DOMANI AUDIZIONE MICHELE CARBONE
Antonio Laudati, comunque, secondo il Giornale è «provato psicologicamente e in condizioni di salute precarie». Nel frattempo, proseguono i lavori in Antimafia. Domani è in programma un altro passaggio delicato, quello relativo all’audizione del direttore della Dia, il generale Michele Carbone. Nelle ricostruzioni, la Dia è stato indicato come uno dei vertici del triangolo che aveva il dominio delle Sos, insieme alla procura nazionale e al nucleo valutario della Guardia di Finanza.
In quel triangolo si sarebbe creato un organismo di intelligence finanziaria non previsto dalla legge, una centrale di informazioni e potere senza controlli, al cui interno prosperavano dossier. L’obiettivo dell’Antimafia è ricostruire come ha operato il triangolo. Mauro D’Attis, capogruppo di Forza Italia in commissione, ha spiegato: «Occorre prestare molta attenzione al sistema si relazioni e di rapporto funzionale del luogotenente Striano». Non si esclude che di quel triangolo Antonio Laudati fosse solo un elemento marginale, ma dovrebbe spiegarlo il magistrato stesso.