L’attentato a Mosca rivendicato dall’Isis-K deve preoccuparci, perché «è comunque un attacco all’Europa e all’Occidente». A lanciare l’allarme è Michael Kugelman, direttore del South Asia Institute del Woodrow Wilson Center, tra i think tank più influenti negli Stati Uniti che offre consulenze al Congresso su questioni politiche globali. Per lo Stato Islamico «siamo nemici dei musulmani alla stessa maniera». Ma deve preoccuparci anche perché la Russia ha un controllo esteso sulla popolazione, «eppure i terroristi sono riusciti a colpire ben lontano dai loro confini». La Russia è un obiettivo dell’Isis-K fin dall’inizio della guerra in Ucraina secondo l’analista: «Nei loro opuscoli parlano infatti di trarre vantaggio dal “conflitto fra crociati ortodossi che opprimono i mussulmani”. Mosca d’altronde è un nemico storico: per via dell’invasione dell’Afghanistan, della guerra cecena, per l’amicizia con l’Iran sciita e per le operazioni militari in Siria al fianco di Assad. Senza dimenticarne le buone relazioni con i talebani, nemici giurati dell’Isis-K».
Questo attentato, peraltro, arriva in una fase delicata, con due guerre in corso, ma non aprirà uno spiraglio di dialogo tra Russia e Usa, perché la loro ostilità «è troppo profonda», spiega Kugelman. Anzi, le tensioni aumenteranno visto che il Cremlino continua ad accusare l’Ucraina. Eppure, da Washington erano arrivati avvertimenti a Mosca, che non ha preso sul serio perché «probabilmente non ha creduto agli americani». Lo stesso Vladimir Putin «ha pubblicamente irriso quell’avvertimento. O forse hanno provato a indagare ma senza successo». Di sicuro, è stata sottovalutata la persistenza dell’Isis, che «sopravvive grazie ai suoi affiliati». Ora Putin se la prende con l’Ucraina e potrebbe usare l’attentato come leva per acquisire nuovo supporto pubblico per la guerra. Il problema è che «l’Isis ne esce rafforzato» da questo attentato. «Visto il successo dell’attacco, la possibilità che altre cellule si attivino cresce ovunque. Allarmi in paesi Nato sono già circolati. L’Occidente deve vigilare».
MAPPA ISLAMISMO IN RUSSIA: ALMENO 14 MILIONI DI PERSONE
La massiccia presenza musulmana è sempre stata un problema per la Russia, dove c’è la più grande popolazione islamica. Stando ai dati del Dipartimento di Stato, i musulmani russi nel 2017 erano 14 milioni, quindi circa il 10% della popolazione. Ma l’anno successivo uno dei Gran Mufti di Russia ha innalzato la cifra a 25 milioni. L’Islam è riconosciuto dalla legge russa come una delle “religioni tradizionali” con il cristianesimo ortodosso, ebraismo e buddhismo. Inoltre, il culto islamico è sussidiato dallo Stato, che ha uno status presso la Conferenza Islamica. Ma l’Islam in Russia è legato a minoranze etniche che sono state spesso oppresse e sono ribelli. Non è un caso se l’Inguscezia, unità amministrativa russa dove la popolazione islamica è più forte (96%), è indicata come possibile luogo di provenienza degli ultimi attentatori.
La popolazione musulmana è lievemente inferiore in Cecenia (95%), dove l’afflusso di volontari jihadisti stranieri ha portato a una radicalizzazione tale da portare alla proclamazione di una repubblica islamica. Terza regione islamica della Russia è il Dagestan con l’83% di musulmani: nel settembre 2022 è diventato il centro delle proposte del Caucaso contro la mobilitazione per la guerra in Ucraina ed è stato teatro di attacchi antisemiti dopo l’attacco di Hamas a Israele. Cabardino-Balcaria è la quarta regione islamica della Russia, col 70% di musulmani, a seguire la Karacaj-Circassia, con il 64% di musulmani. A seguire Baschiria (54%) e Tatarstan (53%). Sul potenziale di protesta presente in queste regioni ha provato a far leva l’Isis, soprattutto dopo l’intervento nel giugno 2016 di Russia, Iran e Hezbollah in aiuto del presidente Bashar al-Assad.