Gli USA hanno accusato la Cina in merito ad alcuni cyberattacchi che hanno preso di mira in particolare i membri del Congresso, nonché funzionari della Casa Bianca, e infine, candidati e società americani. La notizia è riportata da TgCom24.it, sottolineando come gli attacchi siano stati di vasta portata e si siano protratti per ben 15 anni, prendendo di mira milioni di account online. Obiettivo dei cinesi, intrufolarsi nella vita dei funzionari americani, così come affermato dal Dipartimento di Giustizia nonché dagli agenti federali dell’Fbi. Ma non finisce qui perchè anche Londra ha puntato il dito nei confronti della Cina, spiegando di essere certa che dietro il prolungato attacco cibernetico contro gli archivi della Commissione elettorale britannica, condotto a partire dall’agosto 2021, vi sarebbe appunto il gigante asiatico.
A stretto giro di posta è giunta la replica di Pechino che ha parlato di accuse “inventate e calunniose”. E al gruppo delle presunte vittime cinesi si è aggiunto anche il governo della Nuova Zelanda che ha dichiarato che un gruppo della Cina sostenuto direttamente dal Partito Comunista, avrebbe violato il suo sistema parlamentare in occasione di un attacco informatico avvenuto nel 2021.
USA, ACCUSA A CINA PER CYBERATTACCO A CONGRESSO E CASA BIANCA: “GRUPPO SPONSORIZZATO DALLO STATO”
L’agenzia di sicurezza informatica nazionale ha collegato un gruppo “sponsorizzato dallo Stato cinese ad attività informatiche dannose contro entità parlamentari”, così come fatto sapere tramite una nota da parte del ministro della Sicurezza e Intelligence Judith Collins, precisando che comunque l’attacco è stato contenuto.
La Cina ha espresso “la forte opposizione” sulle accuse della Gran Bretagna contro “i cosiddetti attacchi informatici”, ritenendole “completamente inventate e calunnie dannose”, ha fatto sapere l’ambasciata cinese a Londra tramite una note diffusa la notte scorsa. Nella stessa si esortano “le parti interessate nel Regno Unito a smettere di diffondere false informazioni e a fermare la loro farsa politica anticinese auto-organizzata”. Stesso messaggio inviato alla Nuova Zelanda, una nota in cui Pechino “respinge apertamente tali accuse infondate e irresponsabili”.