Soltanto sospetti e nessun indizio: è la sintesi delle motivazioni del gup di Genova che ha disposto il non luogo a procedere per Annalucia Cecere, l’ex insegnante che, secondo la tesi del pm che aveva chiesto il rinvio a giudizio, era sospettata di aver avuto un ruolo centrale nell’omicidio di Nada Cella spinta da un presunto movente legato alla volontà di prendere il suo posto di lavoro nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari e dalla gelosia per quest’ultimo.
Nada Cella fu uccisa il 6 maggio 1996 e nei confronti di Annalucia Cecere, secondo le motivazioni riportate da RaiNews, non sarebbe emersa alcuna prova per arrivare a processo. Il caso resta quindi irrisolto fermi restando, per il giudice dell’udienza preliminare, gli elementi che indicherebbero che il commercialista Soracco e l’anziana madre Marisa Bacchioni, anch’essi prosciolti dopo le accuse di false informazioni al pm e favoreggiamento, avrebbero mentito nel contesto di “un solare tentativo di depistaggio”. Sempre secondo il pm, il professionista avrebbe coperto l’assassino di Nada Cella per il timore che il suo arresto avrebbe portato a galla affari opachi legati alla sua attività.
Omicidio Nada Cella, gup: “Quadro contraddittorio”
Gli elementi che hanno portato il gup a disporre il non luogo a procedere per Annalucia Cecere, Marco Soracco e l’anziana madre dell’uomo, Marisa Bacchioni. A carico dell’ex insegnante accusata dell’omicidio della giovane Nada Cella non sono emersi altro che sospetti, secondo il giudice, e questi non possono “portare a formulare una ragionevole previsione di condanna” al punto da rendere “inutile il dibattimento” alla luce di un quadro “contraddittorio e insufficiente“. Sono alcune delle motivazioni riportate da Prima il Levante poche ore fa. Le testimonianze raccolte in sede di indagine, inoltre, secondo il gup di Genova “presentano incongruenze” insuperabili.
In merito alle analisi scientifiche, sottolinea ancora il gup, “tutte le indagini sono state effettuate senza restituire risultati utili ed anche la comparazione del Dna dell’imputata, alla quale si è sottoposta volontariamente, ha avuto esito negativo”. Per il giudice non c’è nemmeno un movente, essendo assenti una relazione tra Cecere e Soracco e indizi che rimandino alla presunta volontà della donna di sostituire Nada Cella nello studio del commercialista a Chiavari. Un capitolo delle motivazioni sarebbe dedicato alla posizione di Soracco e Bacchioni: “Emerge dagli atti – si legge in un passaggio riportato dalla stessa testata Prima il Levante – con solare evidenza il tentativo del commercialista e della madre di depistaggio delle indagini, rendendo false dichiarazioni nel 1996 e nel 2021, ma si reputa che i due si siano limitati ad astenersi dal rendere dichiarazioni autoindizianti o a tutelare il prossimo congiunto“. Il gup, come ricostruisce RaiNews, avrebbe però definito “plausibile” l’ipotesi che lo studio fosse epicentro di affari poco limpidi. Per quanto riguarda il bottone trovato sotto il corpo di Nada Cella, per l’accusa identico a quelli che rinvenuti a casa di Annalucia Cecere, il Gup avrebbe sottolineato di dover tenere conto della “assoluta diffusione di bottoni molto simili sul mercato” che quindi, all’epoca dei fatti, potevano essere di chiunque e non indicare univocamente un solo soggetto. Sulla testimonianza di Giuseppina Radatti, oggi defunta, che disse di aver visto una donna sporca di sangue allontanarsi dall’edificio quella mattina, e del figlio della stessa, inoltre, il giudice scrive che “interrogati al tempo non riconoscevano Cecere in sede di ricognizione fotografica. Le testimonianze presentano incongruenze e sembrano il frutto di comprensibile suggestione“. Nelle sue conclusioni, infine, il gup avrebbe rilevato quanto segue: “Non vi sono dubbi che dalle carte emerga lo scarso autocontrollo dell’imputata e la facilità all’ira, ma va tenuto conto della sua vita difficile: orfana da bambina, madre giovanissima e desiderosa di accasarsi per trovare una stabilità affettiva ed economica”.