LA CORTE SUPREMA USA SI PRONUNCERÀ SULLA PILLOLA ABORTIVA IN FARMACIA: ECCO QUANDO
La Corte Suprema Usa ha deciso che si pronuncerà con una sentenza in merito alla vendita della pillola abortiva (mifepristone, o RU486) in farmacia: a due anni dalla storica sentenza che ha visto l’annullamento della precedente “Roe vs. Wade” sul diritto federale all’aborto, la Corte tornerà ad occuparsi del tema etico che più divide l’opinione pubblica in America in vista delle imminenti Elezioni Presidenziali. Nelle prossime ore l’Alta Corte federale ascolterà tutte le argomentazioni sul farmaco più diffuso per le interruzioni di gravidanza e prenderà una decisione attesa anche per questo 2024 – come già avvenuto nel 2022 – attorno al mese di giugno.
Davanti ai togati, diversi Stati conservatori hanno già chiesto di confermare la decisione della Corte di Appello che limita l’accesso al mifepristone, usato ad oggi nei due terzi degli aborti negli Stati Uniti: nel marzo 2023 fu lo Stato del Wyoming a vietare per primo la vendita della pillola abortiva, sebbene riconoscendo la non perseguibilità per le donne che dovessero farne uso. Dopo il via libera della Fda (l’agenzia del farmaco in Usa) alla vendita in farmacia della pillola che causa l’aborto, la quinta corte d’appello Usa ha approvato il 16 agosto 2023 una nuova sentenza sul caso mosso dalla Alliance for Hippocratic Medicine contro la Food and Drug Administration (Ahm vs Fda), dando ragione a chi chiedeva il reinserimento di alcune restrizioni già presenti nel 2016 dalla precedente decisione Fda, stoppando «l’aborto per corrispondenza».
LA BATTAGLIA SULL’ABORTO (PARTE 2) IN VISTA DELLE ELEZIONI USA
L’annuncio della Corte Suprema Usa arriva proprio dopo la sospensione della sentenza del Tribunale americano in attesa della massima Corte nazionale: nel pieno della campagna elettorale tra Trump e Biden dunque giungerà a giugno un nuovo importante procedimento sul tema aborto che già nel 2022 causò una frattura molto netta tra gli Stati democratici e quelli a guida repubblicana. Il via libera della Fda alla vendita della pillola abortiva RU486 nelle farmacie – degli Stati che non vietano l’aborto, ndr – aveva fatto esultare il Presidente Biden, il quale parlava di «pietra miliare per il progresso». Secondo la Casa Bianca il mifepristone è un farmaco «sicuro ed efficace», non tenendo però conto dei tanti documenti e studi scientifici prodotti in questi anni sugli effetti avversi per le donne che lo assumono. «La posta in gioco non può essere più alta per le donne in tutta l’America – aggiunge ancora Biden in un discorso ad inizio marzo 2024 –. Di fronte all’attacco continuo da parte dei Repubblicani alla libertà riproduttiva, la vicepresidente Harris e io continueremo a lottare per assicurare che tutte le donne accedano alle cure di cui hanno bisogno».
Cvs e Walgreens, le due principali catene di farmacie statunitensi, hanno già annunciato l’intenzione di vendere nei negozi la pillola abortiva (dal punto di vista medico si tratta di uno steroide sintetico che agisce bloccando l’azione del progesterone, ndr) solo con prescrizione medica e non per posta e ovviamente negli Stati dove l’aborto è rimasto legale. Uno dei punti in programma per il Presidente Dem è certamente la reintroduzione della sentenza Roe v. Wade, riportando l’aborto come diritto fondamentale delle donne e sfidando apertamente la maggioranza conservatrice presente ad oggi nella Corte Suprema Usa (oltre a milioni di cittadini americani convinti che la morte del feto non sia da considerare come un diritto “inalienabile”), la stessa che ora dovrà pronunciarsi anche sulla pillola abortiva. Ad aggiungere “pepe” alla battaglia politica ed etica, la recente decisione della Corte Suprema dell’Alabama che nel febbraio 2024 ha stabilito che prima della nascita c’è vita umana e che dunque merita tutela degna di qualsiasi altra persona. L’estate verso le Presidenziali si preannuncia perciò molto calda e non più solo per le arcinote vicende legate a migranti, economia e guerre internazionali: il tema dell’aborto e della pillola dividono sempre più repubblicani e democratici con l’acutizzarsi della “contesa” che già oggi vede Trump e Biden in difesa delle due opposte posizioni.