Il caso di Willy Branchi, il 18enne ucciso a Goro (Ferrara) il 29 settembre 1988 è ancora irrisolto. Su iniziativa del fratello della vittima, Luca Branchi, sono state posizionate quattro cassette postali per raccogliere eventuali segnalazioni anonime. È il tentativo della famiglia per cercare una svolta nel mistero che avvolge il dramma del giovane, dopo la riapertura delle indagini nel 2014.
Le cassette postali, riporta Ansa, sono localizzate a Goro, Oca Marina (Taglio di Po), Lido di Volano e Lido delle Nazioni e chiunque vorrà potrà fornire, con la garanzia del completo anonimato, informazioni utili a risolvere il giallo. La speranza è che finalmente possa arrivare un contributo decisivo per l’inchiesta. L’idea, secondo quanto ricostruito dall’agenzia di stampa, avrebbe preso spunto dalla nota dei carabinieri del novembre 2023 nella quale si menziona una lettera anonima consegnata a Luca Branchi nel 2015 in cui si indicava un possibile autore del delitto. Nella missiva sono contenuti elementi che avrebbero trovato riscontro in sede investigativa proprio con la riapertura disposta dal pm Giuseppe Tittaferrante nell’indagine ripresa dal collega Andrea Maggioni.
Willy Branchi ucciso a Goro: il cold case iniziato nel 1988, l’appello della famiglia
Vilfrido Branchi aveva 18 anni e tutti lo chiamavano Willy. Il suo corpo senza vita fu ritrovato sulle sponde del Po, completamente nudo, il 30 settembre 1988 e da allora la vicenda legata alla sua morte è un cold case denso di interrogativi senza risposta. Il prete che celebrò i funerali del giovane avrebbe ricevuto importanti confidenze, come ricostruisce Chi l’ha visto?: Willy Branchi sarebbe finito nelle mani di una rete di pedofili, adulti che avrebbero abusato di lui e che, alla sua minaccia di raccontare tutto, lo avrebbero ucciso.
“Chiediamo aiuto alla comunità – ha dichiarato l’avvocato Simone Bianchi, legale famiglia, riporta Il Resto del Carlino –, chi ha informazioni, mantenendo l’anonimato, può contribuire a mettere fine a questa drammatica vicenda”. “Io e la mia famiglia meritiamo di sapere cosa è successo a mio fratello, anche la comunità di Goro starebbe meglio. Spero che quella persona che mi inviò la lettera si faccia avanti e che chiunque ha informazioni utili ci faccia capire bene cosa è successo. È un appello che faccio a Goro, qui si può dire la verità“.