«Michele Merlo è morto di malasanità». Questa la conclusione di Domenico Merlo, il papà del cantante noto anche come Mike Bird, morto nel 2021 all’età di 28 anni. Ne parla a Sdl.tv, partendo però da un’altra tragica vicenda, quella delle violazioni alla tomba del figlio. «Non è la prima volta che succede. Hanno rotto, sottratto, fatto danni. Si pensava a fan, ma poi ci sono stati atti vandalici. Si è pensato anche a qualche setta, a sbandati, a un po’ di tutto. L’amministrazione comunale non ha fatto nulla per cercare di capire e frenare questi matti. Abbiamo dovuto denunciare, coinvolgendo i carabinieri, che hanno provato ripetutamente a scovarli, ma – fatalità – appena cessavano i servizi iniziavano i disagi».
Per il papà del cantautore passato da Amici e X Factor c’è «un pazzo o una pazza che gode a fare queste schifezze, solo una persona schifosa può continuare a fare queste cose». Nel corso dell’intervista Domenico Merlo si scaglia contro l’amministrazione comunale che non farebbe abbastanza per individuare i responsabili di questi oltraggi: «Avrebbero potuto mettere una telecamera di sicurezza, ma sostengono di non poterle mettere. Ci sono scuse che non reggono, più semplicemente non vogliono scoprire un loro paesano che arriva a fare queste cose, per questo ho denunciato. I carabinieri si sono attivati, ma non possono presidiare il cimitero. Che si possa o non si possa fare, provvederà in autonomia a beccare questa persona. Non so che reazione potrei avere».
“MICHELE MERLO POTEVA SUPERARE LA LEUCEMIA MA…”
Si arriva poi alla morte di Michele Merlo, stroncato da una leucemia fulminante non diagnosticata tempestivamente. «L’Italia è allo sbando su tanti fronti, uno di questi è la sanità, che sta tradendo gli italiani. Michele era un ragazzo giovane, con mille aspettative e progetti, che ha affrontato una realtà purtroppo drammatica. Nonostante fosse un ipocondriaco, questo non è bastato», si sfoga il padre ai microfoni di Sdl.tv. Probabilmente ha inciso la contingenza del Covid, secondo Domenico Merlo: «Era un periodo negativo per l’apparato medico in generale». Ma si aspetta giustizia: «Io non voglio scalpi. Quel medico civilmente pagherà, anche se del risarcimento non ce ne facciamo nulla. Ma è grave dal punto di vista penale che non abbia una condanna per omicidio colposo. Questo ci deve essere scritto nel suo curriculum vitae».
Il riferimento del papà di Michele Merlo è al procedimento penale in corso per omicidio colposo nei confronti del medico di famiglia. «Ha valutato non solo il 26 maggio il vasto ematoma, ma lo aveva visto anche in precedenza, sia a marzo che ad aprile, ma non lo ammetterà mai. C’era tutto il tempo per fare un semplice emocromo, un esame banale che avrebbe consentito a Michele di essere curato di leucemia in tre mesi». Ma la procura ha chiesto l’archiviazione del caso, in quanto manca il nesso di causa certo tra la mancanza «acclarata» da più periti del medico e la morte. «Se passa questo principio, è inutile rivolgersi alla sanità», commenta Domenico Merlo.
“MORTE E TOMBA VIOLATA, NESSUNO PAGHERÀ…”
Domenico Merlo racconta a Sdl.tv che il figlio Michele non si sarebbe rivolto dal medico una sola volta, ma più volte, perché diceva di avere ematomi e di sentirsi stanco. «Nulla venne registrato». Nell’intervista ripercorre quanto accaduto: «Nell’ultima fase si rivolse primo al pronto soccorso di Bassano, poi a Cittadella, dove aspettò quattro ore senza essere guardato. Aveva la gamba nera, mandò una foto via e-mail al medico di famiglia, ma fu rimbalzato da una segretaria perché non doveva mandare foto, ma doveva fissare un appuntamento. Si fece ricevere dal medico con la gamba tutta nera e quel medico gli fece fare un massaggio con una pomata e gli diede un antibiotico. La sera andò a Vergato. Aveva piaghe in bocca, l’emorragia galoppava, ma anche da lì fu mandato via. Chiamò un fisioterapista per un massaggio, neppure lui si accorse di nulla. Gli fece il massaggio e si prese i suoi 50 euro. Il giorno dopo andò in coma, poi sappiamo com’è andata a finire».
Il padre del cantante Michele Merlo spiega di avere anche fotografie, perché il figlio documentava tutto. C’è poi un altro particolare che lo ha ferito: «Anche nell’ultima fase, con l’arrivo del 118 a casa, arrivò un medico, che è stato esonerato dall’albo, che gli disse che si erano drogati. Ma lui era agonizzante, aveva un’emorragia cerebrale. Gli ultimi secondi si è sentito dire queste cose». Infine, si mostra sconsolato per quanto riguarda il percorso giudiziario: «Non pagheranno mai. Io ci sto provando, ma se il pm ha chiesto l’archiviazione dopo quasi due anni… Vorrei che il magistrato indossasse per un minuto i miei pantaloni, non un giorno».