I risultati annuali di Trevi, comunicati ieri pomeriggio, si sono chiusi con un utile netto di 25 milioni di euro in miglioramento dalla perdita di 15 milioni del 2022. La società, che vede Cdp Equity come principale azionista con una quota del 21,3%, ha chiuso il 2023 con numeri in forte miglioramento frutto di una raccolta ordini di oltre 740 milioni di euro che ha portato il portafoglio a quasi 720 milioni a fine 2023. Nel portafoglio spiccano progetti significativi come le fondazioni per il mega progetto “the line” in Arabia saudita.
La storia del gruppo di Cesena negli ultimi anni non è sempre stata così positiva. Il gruppo, attivo nelle fondazioni speciali e nelle produzioni di macchinari del settore, ha attraversato fasi di difficoltà finanziaria in parte dovute a condizioni di mercato complicate che hanno colpito le divisioni legate all’industria petrolifera, vendute anni fa, e poi a eventi traumatici come i lockdown imposti con il Covid.
Tra la performance del 2023, con l’aumento dei margini e il ritorno all’utile netto, e gli anni chiusi in rosso, c’è il contributo decisivo di Cdp Equity che ha sostenuto la società nei momenti difficili scommettendo su un patrimonio di conoscenze ingegneristiche e meccaniche con pochi eguali tra i concorrenti. La società occupa migliaia di persone in tutto il mondo, ma il cuore rimane in Romagna. Anche la scelta del management è stata vincente. In questo quadro va inserita la visione strategica portata da Fabio Barchiesi, responsabile Sviluppo e Governance Business Equity. Meno di due mesi fa il gruppo ha presentato un piano industriale al 2027 che traccia un percorso di aumento dei ricavi, crescita dell’utile e riduzione del debito.
Il Medio Oriente rimane un’area chiave per la crescita della società e un mercato interessante per il settore delle costruzioni; gli Stati del Golfo stanno investendo somme da capogiro per diversificare le loro economie diminuendo il peso del settore petrolifero. Gli Stati Uniti hanno infrastrutture vecchie e piani ambiziosi di ammodernamento. L’Italia, con i fondi legati al Pnrr, è un mercato dinamico. Anche l’Asia e il Pacifico, sia in Australia e in Nuova Zelanda, che nelle Filippine e nei Paesi del Sud-est asiatico offrono opportunità di crescita.
La presenza globale è un valore in uno scenario complicato e in una fase geopolitica che rimane difficile da leggere da un lato per i conflitti e dall’altro per la virata protezionistica a cui si assiste da questa e dall’altra parte dell’Atlantico. La presenza nell’azionariato di Cdp Equity è un supporto in un quadro in cui non si possono escludere scossoni nemmeno per le aziende più forti tecnologicamente.
La trasparenza di Trevi è un altro valore: la società ha condiviso con il mercato i target del piano industriale con un dettaglio che raramente si riscontra nelle società quotate. Gli investitori apprezzano a prescindere l’impegno di mettersi in gioco e spiegare cosa si vuole fare con le parole e, soprattutto, con i numeri.
I risultati 2023 sono un buon inizio di un percorso pluriennale con cui la società vuole crescere ulteriormente. Cdp Equity intanto si conferma un player chiave per il sistema-Paese italiano.
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