Il generale Mark Milley, in una conversazione del 2 maggio 2023 con Kurtz-Phelan di Foreign Affairs, nella sua veste di Chairman of Joint Chief of Staff, ossia di capo di stato maggiore, auspicava il ricorso al negoziato nel pieno della guerra di aggressione russa all’Ucraina sostenendo l’impossibilità di avere un vincitore in una guerra che poteva essere senza fine. Il nucleo chiave del suo ragionamento era quello che né la Russia, né la NATO, né gli USA dovevano volere oppure sottovalutare il pericolo di una Great War, ossia di una guerra definita senza fine perché si ipotizza un conflitto a somma zero, ossia dove uno perde tutto e l’altro vince tutto.
La recente discussione sugli F-16 che potrebbero – dovrebbero, secondo i macroniani e gli intransigenti umanitarismi anti-realisti – essere consegnati all’Ucraina è un passo innanzi pericolosissimo verso la guerra a somma zero. Strumenti tra i più evoluti della tecnologia bellica mondiale, la loro fornitura aprirebbe la via a quell’escalation a cui faceva riferimento appunto Milley.
La guerra atomica è dietro l’angolo, se non si impongono agli attori in campo delle rinunce reciproche: e questo non può che essere doloroso ma inevitabile per chi pensa che la guerra non sia il prolungamento della politica, ma l’affermazione di un fascio di valori morali. Rinunce che a questo punto sono inevitabili per far finire il massacro.
L’Ucraina non può essere privata di Odessa e la Russia deve vedersi riconosciuta la secolare dominazione esercitata in Crimea. In fondo si tratta di una nuova soluzione coreana. Significa che nella sostanza i confini debbono rimanere – sospendendo i problemi di territori come il Donbass – quelli che erano prima dell’aggressione russa, ma senza rivendicare – lo ripeto – la Crimea da parte dell’Ucraina.
Gli USA devono decidersi a riprendersi la leadership mondiale e non essere più un impero più che riluttante: un impero disordinatamente in ritirata senza un pensiero strategico. Come sempre sono i militari a comprendere che cosa sia la guerra e come sia necessario farla finita quando troppo sangue scorre.
Questo è stato l’insegnamento della Prima guerra mondiale, dove milioni di esseri umani perirono in trincee e in battaglie troppo spesso frutto dell’alterigia degli stati maggiori e dei capi di governo. In questo contesto è sconcertante il fatto che, da un lato, non ci si decida ad alzare bandiera bianca sui campi ucraini mentre si contesta a Netanyahu di continuare a combattere per eliminare migliaia di assassini che hanno torturato, ucciso, rapito e stuprato donne, vecchi e bambini. Uccisi perché ebrei e per iniziare così a eliminare dalla carta geografica lo Stato di Israele.
Non parliamo del ruolo nefasto sia dell’UE, sia delle nazioni guida della medesima e di cui Emmanuel Macron rimarrà per secoli l’emblema funesto e tragico.
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