Come ogni fine mese l’Istat ha comunicato le stime preliminari sull’andamento dei prezzi al consumo. In marzo l’indice nazionale dei prezzi per l’intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, ha registrato una crescita dello 0,1% su base mensile, identica a quella del mese di febbraio. Entrambe sono minori rispetto allo 0,3% di gennaio e allo 0,2% di dicembre, segnalando una sostanziale tranquillità nell’andamento dei prezzi e nessuna tensione o rischio sui medesimi.
Tuttavia, il confronto col mese di marzo dello scorso anno risente del fatto che in quel mese, a causa della riduzione dei prezzi dei beni energetici, l’indice dei prezzi aveva registrato una riduzione dello 0,4% che ora non si è ripetuta, né poteva ripetersi. In conseguenza. la variazione tendenziale calcolata rispetto a quel mese segnala un incremento all’1,3% dallo 0,8% del mese precedente. Ma la ragione della risalita è quasi tutta nel calo di dodici mesi fa e non nella contenuta crescita dell’ultimo mese.
Questa lieve accelerazione è frutto della progressiva attenuazione tendenziale che riguarda i prezzi dei beni energetici, al -10,8% dal -17,3% di febbraio, sia nella componente regolamentata (dal -18,4% al -13,8%) che in quella quella non regolamentata (dal -17,2% al -10,3%), mentre un significativo rallentamento hanno registrato i prezzi dei beni alimentari non lavorati, in passato la seconda voce più dinamica dopo gli energetici, il cui tendenziale è sceso al 2,6% dal 4,4% di febbraio. In attenuazione anche il tendenziale dei tabacchi, passato dal 2,6% all’1,9% e, in maniera molto più lieve, quello dei beni diversi dagli energetici, dal 2% all’1,9%, prontamente compensato dall’arrotondamento verso l’alto del tendenziale dei servizi (al 3% dal precedente 2,9%), trainato dal comparto dei servizi di trasporto che sale al 4,4% dal precedente 3,8%.
In marzo l’inflazione di fondo, al netto dei soli beni energetici, ha decelerato dal 2,6% al 2,5%, mentre quella al netto anche degli alimentari freschi è salita dal 2,3% al 2,4%. Dinamiche contrastanti hanno riguardato su base annua anche i prezzi del “carrello della spesa” (in discesa al 3,0%), mentre l’inflazione di fondo si è attestata al 2,4%, in modesta ripresa dal precedente 2,3%. In lieve riduzione anche l’inflazione relativa ai prodotti ad alta frequenza d’acquisto (dal 2,8% di febbraio al 2,7%).
La sintesi di tutti questi numeri è tuttavia che non vi è nessuna nuova inflazione sotto il sole e pertanto la Bce può tranquillamente proseguire nel suo percorso di autoconvincimento, finalmente avviato, che i tassi potranno a breve finalmente schiodarsi dal 4,5% al quale furono inopportunamente portati all’inizio dello scorso autunno.
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