Il noto psichiatra e scrittore, Paolo Crepet, è stato intervistato dai microfoni di Nove. Tanti gli argomenti affrontati, a cominciare dal fatto che sui media tenga banco la vicenda di Chiara Ferragni e Fedez, con numerosi post, articoli e video. “Non è un’urgenza, ma una rilassatezza generale – precisa l’esperto – non ne possiamo più di problemi irrisolvibili, e quindi ci rifugiamo nel voyeurismo, guardando chi passa sotto casa”. La chiacchierata è poi virata sui temi scolastici, soprattutto la decisione del ministro dell’istruzione, Valditara, di vietare tablet e cellulari in classe. Una scelta controcorrente rispetto al passato ma che Paolo Crepet approva decisamente: “Serve coraggio. Se la misura è giusta, va applicata anche alle superiori, dove l’intelligenza artificiale richiede un uso consapevole della tecnologia”.
Del resto, secondo lo stesso esperto, la scuola ha perso centralità visto che, a precisa domanda, ha risposto: “Sì,” affermando poi che: “per colpa del disinteresse dei genitori. Non la considerano più l’agenzia formativa più importante”. Paolo Crepet è tornato a parlare dei social, definendo quella che stiamo vivendo oggi un’epoca di anestetizzazione: “I social offrono una via breve per l’anestesia”, e ancora: “Le immagini reiterate perdono il loro impatto emotivo. Se la foto di Falcone sull’autostrada era terrificante, la stessa foto moltiplicata per selfie infiniti perde di significato. Stiamo perdendo la radice dell’umanità”.
PAOLO CREPET: “I GENITORI SI CONFRONTINO CON I PROPRI FIGLI”
Qualche giorno fa sempre lo stesso Paolo Crepet era intervenuto sui giovani e la scuola, spiegando: “Abbiamo insegnato l’indifferenza. Noi stessi siamo stati indifferenti. La tecnologia digitale ci rende indifferenti”, parole riportate da Orizzontiscuola.it, soffermandosi in particolare sulle continue violenze fra giovani.
Crepet ha invitato i genitori a confrontarsi più spesso con i figli, a parlare con loro, e soprattutto a spiegare la gravità di quanto accaduto, senza lasciare correre: “Serve un percorso di arrabbiatura, anche a scuola”, ha affermato il noto esperto.