Far crescere un figlio vuol dire accompagnarlo alla scoperta della propria identità, del proprio corpo fino alla comprensione della sessualità. I genitori però, secondo i più esperti, dovrebbero cambiare approccio per non apparire dannosi. Secondo la psicologa e psicoterapeuta Maria Pia Colella, che si occupa di formazione, un figlio va tenuto per mano nella scoperta dell’affettività. Crescere, infatti, non riguarda solamente l’evoluzione fisica ma anche “la sfera affettiva, quella relazionale e spirituale”. A detta dell’esperta, che parla sulle pagine di Avvenire, “si pensa erroneamente che alla base di tutte queste funzioni si siano gli aspetti cognitivi. Invece tutto parte dalla sfera emotiva, che è più profonda. Educare all’affettività e alle relazioni significa quindi non fermarsi agli aspetti superficiali, ma curare l’interiorità”.
Uno degli errori più comuni tra i genitori è quello di dare per scontata la conoscenza dei figli. Secondo Colella “ci sono genitori preoccupati di far sperimentare ai figli solo l’appagamento, attenti ad evitare loro anche il più piccolo istante di noia riempiendo le loro vite con mille attività. È sbagliato. Il fatto è che genitori non ci si improvvisa. Occorre formarsi, leggere, frequentare qualche percorso, ascoltare chi ne sa più di noi”. Le mamme e i papà non potranno, poi, proteggere i figli per sempre. Pensare di cancellare gli “eventi spiacevoli nella vita dei nostri ragazzi è un delirio di onnipotenza”, spiega l’esperta. “Dobbiamo invece spiegare loro che la serenità non è vivere senza problemi, ma essere stabili e maturi anche in mezzo ai problemi, che esistono e non possiamo cancellarli”.
L’esperta: il concetto di identità non è un problema di genere
L’affettività e la sessualità, che spesso sui social vengono banalizzate, vanno insegnate ai propri figli. “Questo va iniziato fin dai primi anni di vita” spiega Maria Pia Colella, psicologa e psicoterapeuta. Fin da bambini, infatti, i figli hanno accesso agli smartphone e ai social. “Ci stupiamo se un ragazzo si affida al web e al social per soddisfare la sua sete di conoscere il mondo della sessualità. I genitori, gli adulti in generale, non sono considerati affidabili perché i ragazzi non si sentono visti, compresi. Non va fatta quindi la guerra ai social, ma dobbiamo noi adulti comprendere che i ragazzi, prima di conoscere il come della sessualità, vanno aiutati a comprendere il perché. È la ricerca di senso che aiuta i ragazzi a crescere” spiega ancora l’esperta.
Il concetto di identità, invece, non è un problema di genere. “I ragazzi di oggi stanno inseguendo un senso di spiritualità, di pienezza che in passato non c’era. E questa ricerca di senso la stanno facendo attraverso il loro corpo. Non è un caso che sia aumentata tutta la casistica dei disagi legati al corpo. E non è un caso che suicidio sia la seconda causa di morte degli adolescenti. I ragazzi, proprio con il corpo, ci stanno dicendo che non riescono a trovare il senso delle cose” spiega ancora.