Durissima lite a distanza quella avvenuta fra Clemente Mastella e il leader di Azione, Carlo Calenda. I due hanno battibeccato a distanza attraverso la piattaforma X, ex Twitter dopo che Calenda, secondo quanto riferisce Open, aveva attaccato alcuni personaggi politici che a suo dire erano legati alla «cultura della mafia». Calenda ha menzionato tra i personaggi che a suo modo di vedere «non ha alcun senso portarsi dietro», Totò Cuffaro, ex governatore della Sicilia condannato per favoreggiamento di Cosa Nostra nel 2011, quindi Armando Cesaro, capogruppo di Forza Italia in Campania, ora con Matteo Renzi. Infine il sopracitato Mastella.
«La cultura della mafia è l’opposto dei valori europei», ha sottolineato Calenda riferendosi alla possibilità di una lista di centro composta da +Europa e Italia Viva, definita Stati Uniti d’Europa. «chiamare la lista Stati Uniti d’Europa non può coprire personaggi e comportamenti che rappresentano l’opposto dei valori europei», ha detto l’ex ministro, scatenando l’ira di Mastella.
MASTELLA VS CALENDA: “PARIOLINO VIZIATO, TI QUERELO”. LA NOTA DELL’EX UDEUR
Ieri pomeriggio quest’ultimo ha fatto sapere senza troppi giri di parole che: «Ho dato mandato di querelare Carlo Calenda. Questo pariolino viziato che gioca a fare il bulletto mediatico non può permettersi di associare il mio nome e la mia storia politica alla mafia. Mentre lui giocava a fare il figlio di mammà, io ho combattuto senza sconti la criminalità organizzata, da ministro della Giustizia. Calenda non capisce nulla di politica, ma non pensavo fosse pure un maestro di maleducato e diffamante dileggio. Ci vedremo in tribunale», questo quanto riportato attraverso una nota da parte di Mastella.
E ancora: «Renzi ha miracolato il pariolino con cariche importanti come quella di ambasciatore e ministro sottraendolo dall’anonimato cui era destinato. Calenda ha ripagato Renzi con perfidia e ingratitudine. Per me resta il ragazzotto cui affidavo le mie segnalazioni per il Cis di Nola: disse che mi avrebbe querelato ma non lo fece, perché è la verità. Stavolta non basterà l’intercessione di un avvocato comune amico che mi chiese con insistenza di ritirare la querela, ho il dovere di portarla avanti e non arretrerò di un millimetro per rispetto alla mia famiglia, alla mia etica e ai miei elettori. Se ha il coraggio rinunciasse all’immunità parlamentare».
MASTELLA VS CALENDA: “PARIOLINO VIZIATO, TI QUERELO”. LA REPLICA DI AZIONE
Per cercare di placare gli animi è stato pubblicato poco dopo un comunicato da parte di Azione per fra chiarezza e smentire come le parole “cultura mafiosa” si riferissero appunto a Mastella: «È del tutto evidente che il riferimento alla cultura mafiosa era fatto nei confronti della condanna di Totò Cuffaro. In questo senso non ci sono dubbi come riportato nelle motivazioni della sentenza della corte di Cassazione, dove i giudici scrivono “l’accordo politico-mafioso tra il capo mandamento Giuseppe Guttadauro e l’uomo politico Salvatore Cuffaro, e la consapevolezza di quest’ultimo di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti”».
La nota di Azione si conclude scrivendo che: «Per quanto riguarda Mastella, certamente un politico molto distante dai valori di Azione, mai lo si è definito mafioso». Chissà se pace è stata fatta o meno, lo capiremo nelle prossime ore.