Il sovraffollamento delle carceri continua ad essere un problema di primaria importanza per il sistema della Giustizia italiana, ostaggio di strutture penitenziarie stracolme di detenuti nelle quali la violenza e i suicidi sono diventati ormai quasi all’ordine del giorno. Secondo dei dati riportate dal sito PagellaPolitica, nei penitenziari italiani si trovano, attualmente, 56 mila e 700 detenuti, dei quali oltre il 30% sono stranieri, a fronte di 48 mila posti (tecnicamente 51 mila, ma oltre 3 mila non sono disponibili).
Il tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane si attesta mediamente tra il 119 e il 128% (dati, rispettivamente, di PagellaPolitica e del Messaggero): percentuali ben lontane da quelle che giustificarono la sentenza Torreggiani con la quale nel 2013 la Cedu condannò l’Italia ad attuare “specifici e incisivi interventi di carattere strutturale” per i penitenziari; ma che vanno comunque attenzionate. Per ora non c’è nulla di certo sul come il governo intenderà agire nei confronti delle carceri, anche se ormai da mesi si parla di diversi progetti in fase di discussione, tra i quali alcuni recentemente scoperti e presentati dal Messaggero che mirerebbero, da un lato, a ridurre l’incidenza degli stranieri e, dall’altro, quella dei condannati a cui mancano ormai pochi mesi di detenzione.
Cosa prevederà il piano per svuotare le carceri: rimpatri e collaborazione con le Coop
Il piano per svuotare le carceri, secondo le indiscrezioni del Messaggero, seguirebbe la falsa riga del Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa e la cooperazione in materia di migranti. L’idea al vaglio (già anticipata lo scorso mese dal capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo) sarebbe quella di stipulare accordi con alcuni stati africani per rimpatriare gli stranieri che si trovano nei penitenziari italiani, al fine di permettergli di scontare la pena nel loro paese d’origine riducendo al contempo la pressione sulle carceri italiane.
Dietro agli accordi, che in questa fase sembrano guardare soprattutto a Marocco e Tunisia che assieme rappresentano il paese d’origine del 30% dei detenuti stranieri nei penitenziari del Bel paese, ci potrebbero essere scambi di natura economica (seguendo l’esempio del Regno Unito che già rimpatria i detenuti albanesi), oppure investimenti coerenti con il Piano Mattei per garantire al detenuto trasferito un lavoro una volta uscito dalle carceri del suo paese. Patti, sicuramente, duri e complicati da stipulare, ma sui quali gli esponenti governativi dovrebbero essere già al lavoro.
Secondariamente, nel piano contro il sovraffollamento carcerario potrebbe essere incluso anche un accordo tra Dap, Cassa Ammende e Conferenza Stato-Regioni, grazie al quale si potrà far scontare ai carcerati gli ultimi 6 mesi di detenzione esternamente alle carceri, affidandoli a delle cooperative esterne. In tal senso, si dovrà stilare una lista di Coop accreditate per limitare irregolarità e abusi, mentre l’ipotesi è di includere nell’accordo quei detenuti che hanno sempre osservato una buona condotta, prossimi alla fine della loro pena, stimati (allo stato attuale) attorno alle 4mila persone. Non si tratterà, come ha spiegato Ostellari, di sconti di pena.