CASO DOSSIER IN ANTIMAFIA: LE PAROLE DELLA PRESIDENTE COLOSIMO E LA RICHIESTA DEL PM (INDAGATO) LAUDATI
Gli accessi dalle banche dati della super Procura nazionale Antimafia sarebbero molti più delle migliaia scoperti dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone nel maxi scandalo “dossieraggio” ancora sotto indagine su più procure: lo ha spiegato la Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo (FdI), a margine del Forum Adnkronos al Palazzo dell’Informazione di Roma. Le audizioni in Antimafia proseguiranno nelle prossime settimane, con la novità-sorpresa della richiesta avanzata dal procuratore antimafia Antonio Laudati, uno dei due indagati sul caso “dossier” assieme al luogotenente della GdF, Pasquale Striano.
Il pm Laudati – difeso dall’avvocato Andrea Castaldo – ha inoltrato la richiesta ufficiale di essere audito in Commissione parlamentare antimafia, come riporta il quotidiano “Il Tempo”: il fascicolo sui presunti dossieraggi per politici, imprenditori e personaggi pubblici “spiati” senza essere minimamente indagati è al centro di una bagarre politica tra Centrodestra e giornalisti-magistrati in area “sinistra”. Laudati però intende far sentire la propria voce anche in Antimafia, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere durante l’audizione in Procura di Perugia: secondo le varie letture emerse in questi giorni, le varie dichiarazioni rilasciate da Striano avrebbero lasciato un’ombra sull’operato del suo capo diretto – per l’appunto Laudati – in merito ai “mandanti” delle ricerche illegali, ad esempio sul dossier contro la corsa al Quirinale di Silvio Berlusconi. I legali di Laudati, nell’inviare richiesta ufficiale, hanno sottolineato che sarà consegnato deposito di atti «che ricostruiscono la vicenda e il sistema dei poteri e dei controlli della Procura nazionale antimafia».
In attesa dell’eventuale convocazione di Laudati in Commissione Antimafia, la Presidente Colosimo ha spiegato come «Da quello che emerge gli accessi illegali sono molti di più di quanto ha detto Cantone, giusto mantenere il pieno riserbo ma è altrettanto giusto fare piena luce». Accessi illegali sarebbero stati effettuati anche sulla stessa persona della Presidente Antimafia che annuncia subito l’audizione prossima «di chi era nel posto di Striano prima di Striano», ovvero il vicequestore Giuseppe Puzzo.
LE “MULTIPLE” VERSIONI DI STRIANO SUL PRESUNTO SCANDALO DOSSIER
Nel giro di pochi giorni prima di Pasqua il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano è riuscito a “far intendere” che vi sia una responsabilità sul pm antimafia Laudati e poco dopo di smentire il tutto, «Poteva difendere un po’ di più la baracca — dice Striano di Laudati a “Le Iene” lo scorso 26 marzo— ma lo difenderò fino alla morte perché a me Laudati non ha mai detto: “guarda questo e guarda quell’altro. Dicevo altro? Ma che stai scherzando… a me Laudati non mi ha mai chiesto di fare ricerche a parte in quei pochi casi ben dettagliati».
Sempre in quella intervista Striano smentiva l’accesso di migliaia di ricerche su personaggi vari nelle banche dati della Dna: «Sicuramente questa è una c….. È fuorviante il dato, il mio lavoro è leggere le segnalazioni. Se tu accedi a una segnalazione e te ne porta altre dieci, tu hai accesso a 3mila segnalazioni in un giorno»; secondo dunque uno dei due indagati sul caso dossier, «Gli input più importanti mi venivano da fuori, dall’amico giornalista e dal collega. Niente di illegale». L’origine delle richieste sui “dossier”, il ruolo dell’ex Presidente della DNA Federico Cafiero de Raho e gli effetti coinvolti nel sistema delle banche dati: tanti sono gli elementi ancora tutti da comprendere a fondo, motivo per cui le audizioni in Commissione Antimafia saranno svariate nelle prossime settimane.